La lista dei riformisti per l’Europa esige chiarezza sui programmi

Le elezioni europee del prossimo anno vanno preparate bene. Non si può pensare a una lista delle forze riformatrici di centro se permane l’idea di una generica e confusa aggregazione.

Fino a qualche mese fa teneva banco una versione laica e liberale, legata in parte all’azionismo, della possibile convergenza tra le forze riformiste di centro. Con il fallimento dell’unificazione di Italia Viva e Azione, è cambiato il tono del confronto: tanto Renzi quanto Calenda, protagonisti finora di questo appello, hanno incominciato a battere sul tasto della necessaria collaborazione con i cattolici democratici. Indubbiamente è un passo avanti, se davvero s’intende preparare il terreno in vista delle elezioni europee del prossimo anno.

Servono tuttavia dei chiarimenti, per non ingenerare aspettative poco fondate. Mettersi insieme a prescindere da un programma chiaro, realmente condiviso, può valere solo come labile e momentanea suggestione. A quale Europa intendiamo rifarci? Spesso si evoca Altiero Spinelli, profeta della scelta federalista, per voltare le spalle all’europeismo di Alcide De Gasperi: i meriti dell’uno non avrebbero peso se non inseriti nel disegno politico dell’altro. Con De Gasperi l’unità europea è passata dall’utopia alla concretezza storica. Per questo il nostro Novecento mantiene traccia visibile dell’opera svolta dai grandi partiti democratici cristiani sul fronte di battaglia per l’Europa, a lungo in opposizione ai comunisti.

L’impegno comune richiede uno sforzo comune. Non si può pensare a una lista delle forze riformatrici di centro se permane l’idea di una generica e confusa aggregazione. Ci sono partiti che nell’europeismo riversano la loro ideologia liberal-libertaria, usando i diritti individuali come arma di discriminazione verso tutti coloro che su delicate questioni etiche esprimono riserve motivate. L’individualismo sfrenato, sia nell’etica che nell’economia, rende complicato l’accordo tra le autentiche tradizioni del riformismo democratico. Con il dovuto rispetto, la lista con Maggi e la Bonino sta fuori dall’orizzonte dei cattolici democratici.

La questione esige in fondo più chiarezza sul come liberal-democratici e liberal-popolari, garantendo nell’insieme l’afflato solidaristico-sociale e gli stimoli provenienti dal civismo, possano dar vita a una lista fortemente innovativa, capace di aderire alle speranze e ai bisogni dei ceti popolari. Se si vuole raggiungere l’obiettivo, occorre mettere da parte l’orgoglio partigiano che nasconde il più delle volte incoercibili e inaccettabili presunzioni. Ci vuole, al contrario, tanta umiltà e tanta generosità. Le idee camminano sulla gambe degli uomini ed essi, per stare all’altezza del compito, non possono arroccarsi nei loro tornaconti e neppure adagiarsi nell’amore per i transfughi.