La Santa Sede tiene accesa la lampada della pace

Delusione dell’Ambasciata israeliana, ma l’appello dei Patriarchi e dei Capi delle Chiese di Gerusalemme trova eco nelle parole di Papa Francesco a sostegno della pace. Non solo in Medio Oriente.

Sono due registri diversi. La voce degli Israeliani risuona come un grido di dolore e di rabbia, quella della Chiesa sintona alla forza della preghiera e della pietà.

Deludente e frustrante: così lAmbasciata di Israele presso la Santa Sede ha definito la dichiarazione dei Patriarchi e i Capi delle Chiese di Gerusalemme, diffusa il 7 ottobre, a commento dellattacco di Hamas a Israele.

Dalla sua lettura non si riesce a capire cosa sia successo, chi fossero gli aggressori e chi le vittime, rimarca lAmbasciata, che ricorda un suo precedente comunicato stampa in cui – si legge –abbiamo menzionato limmoralità delluso dellambiguità linguistica in tali circostanze. Molti non hanno avuto difficoltà a capirlo e hanno condannato lorrendo crimine, nominando i suoi autori e riconoscendo il diritto fondamentale di Israele a difendersi da queste atrocità. È particolarmente incredibile che un documento così arido sia stato firmato da persone di fede.

È non manca una dura allusione finale. Non è fuori contesto ricordare che oggi avrà inizio presso lUniversità Gregoriana un convegno di 3 giorni sui documenti del pontificato di Papa Pio XII e sul loro significato per le relazioni ebraico-cristiane. A quanto pare conclude la nota qualche decennio dopo, c’è chi non ha ancora imparato la lezione del recente passato oscuro.

Sullaltro lato è invece chiaro che la preoccupazione per una escalation drammatica domina la posizione del Vaticano. Papa Francesco segue «con apprensione e dolore quanto sta avvenendo in Israele, dove la violenza è esplosa ancora più ferocemente, provocando centinaia di morti e feriti».

Lo confidava al termine dellAngelus domenicale dopo aver commentato la parabola dei vignaioli assassini proposta dal Vangelo dell8 ottobre ricordando che «la guerra è una sconfitta: ogni guerra è una sconfitta», ed esprimendo «vicinanza alle famiglie delle vittime» e a «tutti coloro che stanno vivendo ore di terrore e di angoscia». Per questo chiedeva alle parti interessate, «per favore», che «gli attacchi e le armi si fermino» e che si comprenda come «il terrorismo e la guerra» non portino «a nessuna soluzione, ma solo alla morte e alla sofferenza di tanti innocenti». Da qui lappello ai fedeli presenti in piazza San Pietro e a quanti lo seguono attraverso i media a pregare «perché ci sia pace in Israele e in Palestina».

Ma non solo in Terra Santa. Ricordando infatti che il mese di ottobre è «dedicato, oltre che alle missioni», anche al Rosario, Francesco ha esortato a non stancarsi «di invocare, per lintercessione di Maria, il dono della pace sui molti Paesi del mondo segnati da conflitti».

Ora, dalle parti di Gaza, il mondo è a un passo dal precipizio, per questo le parole di Papa Francesco sono decisamente importanti. Anche se dispiacciono allAmbasciatore israeliano.