I grandi problemi del Paese, sanità in testa, richiedono risposte urgenti.

  Rinfacciare il passato può essere propaganda di partito, ma non una presa di posizione realistica. Figurarsi se può essere la fraternità la linea guida del Bilancio dello Stato; eppure potrebbe esserlo.

La stagione politica autunnale è sempre segnata dal dibattito sul bilancio.

Questo esercizio è correttamente occasione di dialettica – o di scontro – fra le diverse forze politiche perché le cifre che vengono apostate sono la rappresentazione di scelte politiche, di una programmazione che vorrebbe rispecchiare le “promesse“ elettorali. Per queste vale il detto che “ogni promessa è debito”! La inaccettabile – e banale – fiera di attribuire le responsabilità di ciò che non si può o non di vuole scegliere ai governi precedenti non inganna nessuno. La coperta è sempre troppo corta rispetto alle necessità ed è purtroppo sempre vero, ma la scelta delle priorità è di alta politica.

Si modificano le opportunità quanto gli obblighi nei cambiamenti sociali e qualche scelta che sarebbe potuta essere opzionale in passato, oggi può rivestire carattere di urgenza o viceversa. Per questo rinfacciare sempre il passato può essere propaganda di partito ma non una seria presa di posizione realistica. È un modo per non assumere le responsabilità. Gli Italiani sono in grado di capire anche che il governo può ravvedersi “operosamente” rispetto a tempi e modi per mantenere i programmi elettorali. Una volta vinte le elezioni, i governanti fanno i conti con i problemi più urgenti degli Italiani, cooperano con gli Stati alleati e, qualsiasi sia la maggioranza, deve partecipare a costruire l’Unione europea più forte e coesa. Una Federazione che mantiene la pace fra i colossi contendenti di tre continenti, favorisce uno sviluppo economico fondato su un nuovo umanesimo. La politica può – e forse deve – confrontarsi fra opposte visioni e programmi ma è l’unico strumento inventato dagli uomini per evitare le guerre e costruire il futuro con innovazioni e speranza.

Nella enciclica Fratelli tutti, Papa Francesco ha dedicato una parte alla “Fraternità e l’amicizia sociale”. Richiama un consiglio di San Francesco che dichiara beato colui che ama l’altro «quando fosse lontano da lui, quanto se fosse accanto a lui». Con queste poche e semplici parole ha spiegato l’essenziale di una fraternità aperta, che permette di riconoscere, apprezzare e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica.

Un paio di secoli fa, una Repubblica scelse un motto programmatico “Égalité, liberté, fraternité”: la terza è la meno ricordata. Ci ha pensato Papa Francesco con la sua mirabile enciclica Fratelli tutti a riportarla alla ribalta con grande forza.

Quando si discute del Bilancio dello Stato figurarsi se può essere la fraternità la linea guida; eppure potrebbe esserlo.

Ci sono alcune priorità dettate dalla Costituzione, che suggerisce pure i criteri per rispettarle.

La Repubblica garantisce diritti, chiede doveri inderogabili ma “rimuove gli ostacoli “di ordine sociale ed economico.

Non c’è dubbio che attraversiamo un frangente difficile, se non altro per una variabile inaspettata quale la guerra alle porte della Europa. Ma fame, carestie, terremoti in Italia e nei Paesi amici, immigrati (ricordiamo gli albanesi e la guerra nella ex Jugoslavia?) sono variabili mai mancate e non possono essere alibi per i governanti. Giuliano Amato fece la Finanziaria 1993 di 100mila miliardi e quella di Prodi non fu da meno. Poi Ciampi compì un’opera di assestamento. A me, come ministero della Sanità chiese di cooperare con 7.500 miliardi. Fu possibile senza sottrarre finanziamenti ai servizi per i cittadini; 4.000 miliardi derivarono da una pulizia profonda del Prontuario Farmaceutico nazionale (che la legge 833/1978 chiede sia rivisto periodicamente) mai fatta, garantendo più farmaci essenziali gratuiti in Fascia A.

Il bilancio di uno Stato non è un campo di bandierine: il ponte sullo stretto data dal 1958: quanti finanziamenti e progetti…sempre esecutivi? L’Autostrada del Sole – da Milano a Napoli – fu costruita in 8 anni! Rispettati tempi e finanziamenti.

Al coraggio della politica deve accompagnarsi un sostegno attivo e appassionato della burocrazia, che non sempre è amica dei cittadini. Con il PNNR ci si aspettava innovazioni sostanziali e un cambio di passo nelle decisioni, nei tempi e modalità attuative.

Ovviamente questa trasformazione richiederebbe il passaggio da una logica parassitaria a quella di un mondo vivo, dove esistono regole chiare, rispettate con oggettività e larghezza di vedute (Tar, Corte dei Conti…) e trasparenza e onestà nell’uso dei fondi.

Per la sanità si sono accese particolari aspettative e speranze, tuttavia questo è il settore che soffre di insufficienti finanziamenti, programmazione non controllata, mancanza di personale ai vari livelli, ma soprattutto medici e infermieri. Miopia della programmazione universitaria in concerto col Ministero della salute per il fabbisogno di figure qualificate per il Ssn.

Non posso credere che la politica nazionale e regionale (competenza primaria) non siano al corrente della attuale drammatica situazione per cui i cittadini meno abbienti e meno preparati non sono in grado di ottenere risposte ai bisogni di salute. Visitino il Pronto Soccorso dove i pazienti si ammassano per giorni e gli operatori – tutti, medici e infermieri – sono sottoposti a turni di lavoro disumani. Sono sicura che conoscono famiglie che non possono ricevere a casa un anziano dopo una dimissione ospedaliera: dove accoglierli?

Le Rsa sono insufficienti, gli Ospedali di comunità e le Case di Comunità (previsti dal Pnrr) non sono ancora in quantità e qualità sufficienti. La assistenza domiciliare con quale personale si farà? Il Pnnr prevede 2,7 miliardi per questa (Adì) una cifra enorme, ma hanno almeno visto se non studiato come sono gli alloggi e quale la composizione delle famiglie (vedi dati Istat).

La legge 33, recentemente approvata, per l’assistenza alla non autosufficienza predispone servizi per anziani paralleli a quelli del Ssn e quindi interrompendo la filiera dalla assistenza primaria, casa, ospedale, Rsa, ecc. fino al Hospice.

Mi pare non ci sia sufficiente consapevolezza che non bastano i finanziamenti previsti in bilancio e anche mi preoccupa che non ci sia una generale vertenza dei cittadini per rivendicare il fondamentale diritto alla tutela della salute. Il Governo si macchia di una grave inadempienza se non trova la strada. C’è il Mes a disposizione con oltre 30 miliardi di euro, a tasso di interesse minimo; non perde la faccia il Governo se motiva la scelta con un alto valore sociale come salvare il SSN per tutti: universale ed equo. Le diseguaglianze in sanità non hanno esiti favorevoli: eutanasia del Ssn e dei poveri, per colpa dello Stato (non della Nazione!).