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domenica, Aprile 20, 2025
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La sinistra “rossa” sequestra il pluralismo: perché ignorare la tradizione cristiano sociale?

Nel Ppi di Sturzo e poi nella Dc un ruolo importante è stato esercitato dalla cosiddetta “sinistra sociale”. La storiografia più accreditata non l’ha mai accettata fino in fondo perché alternativa alla sinistra comunista.

C’è un vizio, che storicamente persiste, nella politica italiana. Molto semplice da descrivere e da spiegare. Ovvero, la sinistra coincide sostanzialmente con gli eredi del Pci. Certo, formalmente ci sono le “100 sfumature di rosso” ma, alla fine, la versione più autentica, più vera e anche più accreditata dal cosiddetto establishment resta sempre e solo quella che proviene dal vecchio ed antico ceppo comunista. O gramsciano. O berlingueriano. A seconda della moda del momento.

Un vizio, questo, che regge malgrado lo scorrere inesorabile del tempo e, di conseguenza, il tramonto dei partiti e delle classi dirigenti di riferimento. Ma questo resta un postulato essenziale che assomiglia ad un vero e proprio dogma laico. E cioè, ogni qualvolta si parla della sinistra o del ritorno della cultura politica della sinistra il riferimento corre immediatamente alla tradizione, al pensiero e al filone ideale della storica cultura di matrice comunista o post o ex o tardo comunista. Che poi, come ovvio e scontato, nel tempo si è arricchita, modernizzata, articolata e disarticolata.

Ora, parlando proprio dell’indole e della cultura di sinistra che non è riconducibile a quell’impianto ideologico, non possiamo non sostenere che esistono anche altri profili di sinistra al di là e al di fuori dell’universo valoriale e politico della sinistra ex e post comunista. A cominciare, come ben sappiamo, dalla sinistra di ispirazione cristiana, o sinistra cattolica che dir si voglia. Come esiste, per onestà intellettuale, una sinistra liberale – anche se ormai abbastanza latitante – o una sinistra socialista e socialdemocratica o più genericamente laica ed azionista. Ma, per fermarsi al punto iniziale, non possiamo non sottolineare che esiste una sinistra altrettanto autorevole, significativa e degna di nota anche quando non è riconducibile alla storica sinistra di derivazione comunista e

che non si riduce ad essere un semplice satellite di quel pianeta. 

Penso, per fare un solo esempio concreto, alla sinistra sociale di ispirazione cristiana che ha accompagnato la presenza ed il cammino del movimento cattolico italiano. Quella sinistra sociale che inizia dalla fine dell’800 e che si è snodata lungo tutto il “secolo breve” con alterne vicende ma che si è sempre caratterizzata per la sua originalità e personalità politica e culturale e, soprattutto, per il suo preciso e altrettanto significativo radicamento sociale. Quella sinistra sociale che già aveva trovato una sua presenza nell’esperienza del Ppi di matrice sturziana e che si era dispiegata con una maggior forza nella lunga esperienza della Dc e sino all’esaurirsi dei partiti che avevano al proprio interno, bene o male, una presenza significativa della cultura dei cattolici italiani. Ma, è bene sottolinearlo, si trattava di una sinistra che la storiografia più accreditata non ha mai né tollerato nè particolarmente sottolineato perchè non era funzionale – anzi ne era fiero avversaria – dalla sinistra di derivazione gramsciana/togliattiana/belingueriana. Ovvero, di matrice comunista.

Basti pensare al perdurante linciaggio politico, culturale ed umano di uno dei suoi storici esponenti, Carlo Donat-Cattin, per rendersi conto di questa osservazione.

Ecco perché, al di là della classificazione un po’ scolastica ed accademica delle varie sinistre italiane, dobbiamo sottolineare con forza, e coraggio, che anche le sinistre che hanno una matrice culturale, politica, sociale ed etica diversa da quella che storicamente nel nostro paese ha una

sorta di egemonia innata, e anche un po’ misteriosa, hanno ulteriore dignità e personalità. E cittadinanza. È consigliabile dirlo, anche oggi, con forza, coraggio e determinazione. Anche perché il pluralismo continua ad essere il vero faro che illumina e rafforza la nostra democrazia.