La Voce del Popolo | Elezioni europee: affiora il provincialismo.

S’interpreta ogni cosa nella chiave più strettamente nazionale. Ora, la coltivazione del nostro orticello rischia di farci pagare prezzi assai onerosi. Nessun uomo è un’isola, declama il poeta. E la politica?

C’è qualcosa di sconfortante in questa campagna per le elezioni europee. È l’affiorare di un provincialismo che tende a interpretare ogni cosa nella chiave più strettamente nazionale e concede poco o niente all’orizzonte globale che pure ci sta entrando così drammaticamente in casa. 

Si parla molto di Italia e poco, pochissimo di Europa, come è da sempre nelle nostre cattive abitudini. Ma soprattutto ci si sofferma, fin troppo, sul confine tra l’Unione e gli stati nazionali.Trascurando quasi del tutto il confine, ben più strategico, tra Bruxelles e il resto del mondo, laddove soffiano venti di tempesta che possono cambiare lo scenario in modo epocale. Come se il demone del provincialismo fosse ormai esportato su scala globale e tutte le chiacchiere sulla globalizzazione fossero, per l’appunto, solo chiacchiere. 

Ora, le prediche sono sempre stucchevoli, e chi sta a bordo campo, per giunta con un po’ di anni sulle spalle, dovrebbe avere sempre il buon gusto di astenersene. Ma si fa fatica a non vedere come tutti noi ci stiamo chiudendo in una nicchia sempre più piccola, mentre nel mondo, correndo a perdifiato, si vanno ridisegnando equilibri e attrezzando prove di forza che cambieranno radicalmente il nostro destino. 

L’illusione di tenerci al riparo da tutto questo, per proseguire indisturbata la coltivazione del nostro orticello, rischia di farci pagare prezzi assai onerosi. Nessun uomo è un’isola, declama il poeta. E non lo è neppure un paese, dovrebbero dire a loro volta gli uomini e le donne di Stato.

 

Fonte: La Voce del Popolo – 23 maggio 2024

[Articolo qui riproposto per gentile concessione del direttore del settimanale della Diocesi di Brescia]