La Voce del Popolo | Quel mutato rapporto tra pubblico e privato.

Un tempo queste due sfere erano distinte e separate. Quando s’è deciso che il privato era pubblico e politico ogni barriera, che fosse di pudore o di furbizia, è stata divelta.

Dell’affaire Gianbruno si è parlato anche troppo e dunque sarebbe il caso di cambiare argomento, anche per rispetto dei protagonisti. C’è un punto però che resta in sospeso in mezzo a tanto discutere e rovistare. Ed è il rapporto che corre tra pubblico e privato nella sfera politica dei nostri giorni. 

Un tempo, fino a pochi anni fa, queste due sfere erano distinte e separate. Quel briciolo di curiosità che gli elet- tori riservavano alla vita familiare dei loro leader, il poco che ne sapevano, il poco che ne arguivano, non condizionava mai più di tanto il loro giudizio politico, né le loro scelte elettorali. 

Un po’ perché i protagonisti di quella stagione erano più discreti, o almeno più accorti nel mettersi in vista. E un po’ perché i diritti dell’informazione (e perfino quelli della curiosità) si fermavano alle soglie di una certa reticenza. Poi però quella reticenza è stata travolta. 

Nel bene e nel male. Abbiamo preteso di giudicare i leader anche sulla base delle loro condotte private. E i leader a loro volta hanno pensato bene di raccontare ed esibire la loro intimità contando di trarne un vantaggio di simpatia presso i loro elettori. Una volta che s’è deciso – sulle orme del ‘68 – che il privato era pubblico e politico ogni barriera, che fosse di pudore o di furbizia, è stata divelta. 

Lungo questa strada, però, temo che abbiamo esagerato un po’ tutti. E così, ora, ogni vicissitudine più intima e riservata delle famiglie politiche, è diventata argomento pubblico ed elettorale. Se a questo punto si trovasse una via di mezzo tra l’eccessiva riservatezza e l’eccessiva indiscrezione non sarebbe una cattiva idea.

 

Fonte: La Voce del Popolo – 26 ottobre 2023

Articolo qui riproposto per gentile concessione del direttore del settimanale della Diocesi di Brescia