La Voce del Popolo | Salvini e l’applauso all’elezione di Putin.

Il leader leghista sembra voler trovare spazio lungo quell’asse gialloverde che segnò l’esperienza del Conte uno, senza però che essa abbia recato una così soverchia fortuna al Carroccio.

Non si capisce quale demone politico abbia spinto Salvini ad applaudire la rielezione di Putin. Se l’applauso sia figlio di una convinzione (che lo accomuna a una fitta schiera di dittatori in giro per il mondo). Oppure sia l’espressione di un legame che a questo punto non può più essere reciso. In ogni caso la sua voce appare agli antipodi del posizionamento internazionale del paese e del governo di cui fa parte. 

Resta da capire, appunto, il perché. E soprattutto da immaginare il dopo. È evidente che una posizione così lontana dal senso comune e dagli obblighi di coalizione presuppone una scommessa. Cioè che vi sia nel paese un dubbio tanto forte sulle nostre alleanze globali da spingere un partito come la Lega a schierarsi quasi agli antipodi della premier e del ministro degli esteri. Magari confidando di trovare spazio lungo quell’asse gialloverde che segnò l’inizio della scorsa legislatura (il Conte uno, per intenderci) e che pure non portò a lungo andare una così soverchia fortuna al Carroccio. 

A prenderlo alla lettera sembra quasi che Salvini stia scommettendo sulla fine dell’alleanza di cui fa parte. E che ancora una volta, come appunto nella scorsa legislatura, egli preferisca scommettere sullo scontento del paese piuttosto che sulla riuscita del governo di cui fa autorevolmente parte. 

Scelta umorale, di pancia si direbbe. Che va contro le consuetudini altrui e forse anche contro il proprio interesse. Si vedrà a questo punto se la Lega – il partito più antico sulla piazza – lo asseconderà o se invece da quelle parti si aprirà un confronto come accadeva un tempo nei partiti ancora più antichi.

 

Fonte: La Voce del Popolo – 21 marzo 2024

[Articolo qui riproposto per gentile concessione del direttore del settimanale della Diocesi di Brescia]