Umile preghiera di un democristiano: restituiteci la controversia. Non trascurate quella parte di noi che avete sempre criticato. Smettetela di raccontarci ogni giorno, con un pretesto o un altro, come un modello di flessibilità che si può adattare a ogni circostanza. Risparmiateci il dubbio favore di accomunarci un giorno alla Meloni, un’altra volta a Conte, un’altra volta ancora non si bene a chi. Quasi che ci si potesse inventare democristiani venendo dai suoi antipodi.
L’ultimo a regalare l’epiteto democristiano è stato il premier albanese Rama verso Giorgia Meloni volendole fare un complimento. Ma nel lessico di casa nostra quell’epiteto ormai risuona più e più volte. Come una sorta di benevola, ammirata caricatura. Siamo grati a quanti ricordano questa antica sapienza, che oggi è largamente venuta meno.
Ma la Dc non fu solo un eterno barcamenarsi nel mezzo dei contrasti degli anni scorsi (ormai lontani). Fu un partito controverso, non privo di spigolosità, chiamato ad af- frontare il mare in tempesta di un mondo diviso in due e di un’Italia piena di contrasti. Ne avemmo in cambio, noi e i nostri padri, molte insofferenze e qualche contumelia. Ora invece tutta l’animosità d’un tempo lascia il posto a un fervoroso riconoscimento.
Peccato che si tratti di un riconoscimento largamente fasullo. Poiché la Dc non fu solo un metodo, e tanto- meno un’astrazione. Fu a suo tempo una scelta a cui si tenne fede in anni tutt’altro che facili. Raccontarla come si fosse trattato solo di un manuale di buone maniere, messo ormai a disposizione di chiunque, è un falso storico.
Fonte: La Voce del Popolo – 21 dicembre 2023
[Articolo qui riproposto per gentile concessione del direttore del settimanale della Diocesi di Brescia]