Da ex sportivo e da professionista dello Sport lo ritengo altamente scorretto e discriminatorio nei confronti delle Donne, biologicamente nate in quanto tali.
La struttura corporea, muscolo-scheletrica e tendineo-legamentosa di un uomo è e resta superiore in maniera EVIDENTE anche dopo ripetuti trattamenti con cicli ormonali, per cui alcuni adattamenti cellulari come la predisposizione all’aumento dei mionuclei e la tendenza all’iperplasia muscolare restano permanenti in quanto geneticamente immodificabili e consentono un riguadagno immediato di tono e forza muscolare ANCHE a seguito di ripetuti cicli ormonali, innalzando il massimo potenziale anche di molto, rispetto ad un’Atleta nata donna. Restano permanenti anche una maggiore attivazione delle cellule satellite e il numero complessivo dei recettori androgeni, per cui:
Un numero maggiore di mionuclei (cioè i nuclei cellulari dei miociti) AVVANTAGGIA LA SINTESI PROTEICA in un atleta nato uomo anche se successivamente si sottopone a cure ormonali.
Le cellule satellite, che circondano i miociti e il cui numero recentemente si è visto poco dipendente dalla quantità di testosterone presente nell’organismo ma invece strettamente legato all’allenamento e alla GENETICA dell’Atleta, migliora considerevolmente il RECUPERO muscolare.
I recettori androgeni sono invece in grado di interagire con gli ormoni maschili come appunto testosterone e DHT, per cui seppur in presenza di minor testosterone rispetto ad un uomo non trattato con ormoni femminili, essendone maggiore il numero dei recettori, viene comunque avvantaggiata la sintesi proteica e l’efficienza del sistema in quanto la SENSIBILITÀ ANDROGENICA e dunque la PREDISPOSIZIONE ALLA CRESCITA sono migliori.
Quella che viene comunemente definita MEMORIA MUSCOLARE persiste, anche a seguito di trattamento ormonale e così come quella, anche l’APPARATO TENDINEO LEGAMENTOSO e SCHELETRICO sono in grado di sostenere sollecitazioni INCREDIBILMENTE maggiori rispetto a quelli di una donna, nata in quanto tale.
Credo sia più corretto accreditare uno Sportivo ad una categoria di competizione in base alle informazioni GENETICHE che ne determinano il GENERE e non in base alla sua volontà di sentirsi uomo, piuttosto che donna.
Altrimenti, rischia di saltare tutto quanto di buono fatto sinora nella lotta al doping, consentendone di fatto uno “genetico”.
Tutto ciò mi porta a muovere leciti dubbi e a dire ATTENZIONE, anche alla troppa facilità con cui viene trattato dal ddl Zan l’argomento nell’articolo relativo al principio di autodeterminazione del genere.
Un uomo nato biologicamente in quanto tale potrebbe autodeterminare il proprio genere in base a ciò che “si sente”, modificandolo in “donna” anche in termini istituzionali con troppa facilità.
Non si tratta del ridicolo accesso poco gradito allo spogliatoio femminile ma di accedere per esempio alle quote rosa, di poter finire in carceri femminili, o, come in questo caso, di essere enormemente avvantaggiati in una competizione.
Si inizia così, nella pia illusione di avvantaggiare una categoria, finendo per svantaggiare irreparabilmente un genere intero.
Le cose non vanno fatte troppo facili, amici miei.