È noto da tempo che i virus delle vie respiratorie si diffondono non solo in microscopiche gocce di saliva  e al contatto (soprattutto delle mani) ma anche in particelle d’aria diffuse con la respirazione, la tosse, il parlare, gridare, cantare, starnutire.

(The Lancet.Respir.8,658-659,2020; Clin. Infect. Dis,71,2311-2313,2020). Durante l’epidemia di SARS (Severe acute respiratory syndrome) del 2003 si ritenne che il contagio per via aerea fosse la diffusione virale più importante (New Engl.J.of Med. 350,1731-1739,2004). L’epidemia MERS (Middle Est Respiratory Syndrome) da coronavirus del 2015, che s’estese dal Medio Oriente fino alla Corea, fornì le prove che il virus si diffondeva non solo con gocce di saliva, ma anche con l’aria. Una delle prove fu la presenza del coronavirus MERS-CoV nell’aria e nei pavimenti non solo delle stanze degli ammalati ma anche nei corridoi degli ospedali (Clin. Infect. Dis. 63,363-369,2016). Stessi dati durante l’epidemia di influenza A del 2014-2015: il virus non era in gocce di saliva ma in particelle d’aria (J. Occup. Environm. Hyg.12,107-113,2015). 

Il coronavirus HCoV-19 che imperversa attualmente è stato riscontrato nell’aria durante tre ore, con riduzione minima della concentrazione. Per 72 ore è stabile sulla plastica e per 48 ore sull’acciaio inossidabile. Sul rame il virus HCoV-19 rimane vitale 4, sul cartone 24 ore. La trasmissione, oltre che in aria e con microgocce di saliva, avviene con oggetti di legno, libri, vestiti (New Engl.J. Med.Org April 16,2020). Alta è la concentrazione e lunga la permanenza nelle latrine degli ospedali (Nature 582,557-561,2020). La distanza della trasmissione aerea del HCoV-19 varia da due a 15 metri (Brit. Med.J. 373:n1030,22 April 2021). Da qui l’appello  a riconoscere la diffusione area del virus HCoV-19 e a diffondere e spiegare le misure preventive (https://doi.org/10.12688/f1000research.52091.1).

H.L. Leung  e T. Greenhalgh e Coll. sottolineano l’importanza delle mascherine chirurgiche per evitare la trasmissione e proteggersi dal contagio. Ci si protegge dai virus delle vie respiratorie e si evita di diffondere il contagio con mascherine efficienti. Esse vanno indossate sempre fuori casa, e in casa se c’è qualcuno di cui non si sa se sia portatore del virus. Altri provvedimenti (lavaggio delle mani al ritorno a casa, evitare assembramenti e folle, tenere le distanze da sconosciuti) sono noti. Le mascherine all’aperto sono sempre più contestate per la loro presunta inutilità. Questo messaggio, diffuso da personaggi sprovveduti, è perverso. Il virus HCoV-19 muta frequentissimamente. Il virus mutato può essere del tutto o in parte insensibile al vaccino in circolo (The Lancet 397,1326-1327, 2021). Per questo si teme che una “vaccinazione di gregge”, cioè di tutta la popolazione, sia impossibile. La probabilità che prima della vaccinazione totale sia sorto un virus mutato (o più d’uno) contro il quale l’efficacia del vaccino sia scarsa o nulla è alta (Nature 591,520-522,2021). L’indispensabile vaccinazione non dispensa dalla disciplina: mascherina, tenere le distanze, lavarsi spesso le mani. Fino a quando? Nessuno può dirlo. Chi s’azzarda a far previsioni non va preso sul serio.