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domenica, 22 Giugno, 2025
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L’attacco USA all’Iran scuote il Medio Oriente: lo “schiaffo” all’Europa e l’allarme del Qatar

Se finora alcuni Paesi del Golfo avevano mantenuto una prudente equidistanza tra Washington e Teheran, oggi la realtà dei fatti comincia a scardinare questo equilibrio precario. Ne è esempio chiaro il Qatar.

Il bombardamento americano dei giorni scorsi è arrivato alla vigilia dei colloqui tra Europa e Iran, un confronto dal quale purtroppo l’Italia è assente. Un tempismo significativo, che getta nuova benzina sul fuoco dei conflitti in Medio Oriente e mette in discussione gli sforzi diplomatici di chi, come l’UE, tenta di ricucire relazioni e costruire percorsi di pace.

Se finora alcuni Paesi del Golfo avevano mantenuto una prudente equidistanza tra Washington e Teheran, oggi la realtà dei fatti comincia a scardinare questo equilibrio precario. Ne è esempio chiaro il Qatar. Fino ad ora, Doha aveva coltivato relazioni pragmatiche con entrambe le parti, evitando prese di posizione eclatanti e richiamandosi a parole come stabilità e dialogo. Ma la nuova escalation scatenata dall’attacco statunitense sta trasformando la prudenza in preoccupazione e allarme. Le autorità qatariote hanno messo l’accento sul rischio di una pericolosa evoluzione sul fronte regionale e internazionale: la regione è a un passo dal baratro, e ciò che accade nel Golfo può riflettersi sulla stabilità globale.

L’attacco voluto da Trump esaspera – e non risolve – una situazione già tesa e instabile, alimentata dal confronto serrato tra Stati Uniti e Iran. In questo contesto, l’invito generico alla de‑escalation non basta più. L’Europa, e in primis l’Italia, dovrebbe affrancarsi dal ruolo di comprimario per affermare una chiara autonomia e tentare di orientare la diplomazia verso nuovi equilibri di pace, dando sostanza e concretezza a un processo di dialogo che finora è rimasto sospeso.

Se l’obiettivo è evitare che la regione scivoli nell’anarchia e che la tensione diventi conflitto aperto, è arrivato il momento di trasformare le parole in scelte politiche. L’alternativa è continuare ad assistere, impotenti e assenti, ad una partita che sta disegnando non solo i destini del Medio Oriente, ma l’assetto complessivo delle relazioni internazionali.