LAZIO, PADOVANO (LISTA D’AMATO): “LA DESTRA DIVIDE, VA FERMATA” | INTERVISTA

Rita Padovano è candidata (Lista D’Amato) alle elezioni regionali del Lazio (12-13 febbraio). Per far conoscere le sue idee, il 2 febbraio a Roma (Auditorium dei Ginnasi, via delle Botteghe Oscure 42, ore 17.00) ha organizzato il convegno su “Economia e territorio: una regione, il Lazio, al centro dello sviluppo”. Francesco Scoppola svolgerà la relazione introduttiva.

Negli ultimi anni il territorio è andato acquisendo un’importanza crescente nelle politiche di sviluppo in Italia, mentre si è riacceso il dibattito sul suo significato e sulle trasformazioni che segnano il nostro tempo. Come “ripensare” il territorio regionale alla luce del nuovo scenario sociale?

In questa fase molto particolare della storia del nostro Paese, della sua modernizzazione e della sua trasformazione, in un momento marcato da una lunga crisi economica, ma anche di valori che segnano la conclusione di un ciclo di sviluppo, sembra importante confrontarsi con un periodo di transizione altrettanto complesso nel quale affondano le radici di molti dei processi che oggi mostrano i loro controversi esiti.

Nell’ultimo quinquennio, ovvero il periodo della crisi che ha travolto molti Paesi del mondo e in particolare l’Europa, le trasformazioni politiche, economiche e sociali intervenute hanno generato un disorientamento diffuso a partire dal nesso tra politiche urbane e luoghi (città, metropoli, regioni urbane, territori, paesaggi) e dunque anche la città di Roma di cui sono evidenti le rovine e le ferite lasciate nel sistema sociale e ambientale. Le ultime e ravvicinate crisi hanno colpito le persone e le comunità in modo profondo, nella ricchezza materiale e in quella interiore.

Una strategia di uscita dalla crisi globale non può essere che una strategia articolata, aperta, in grado di agire sulla molteplicità dei fattori che ne sono all’origine. Dobbiamo vedere il territorio, nella sua concezione più ampia e considerarlo una fondamentale possibilità e opportunità per l’uscita positiva dalla crisi: il territorio come chance plurale, complessa, come opificio di futuro durevole. Dobbiamo perseguire l’idea di uno sviluppo che sia a misura del territorio. Questo è l’elemento culturale su cui edificare il futuro. La riscoperta e la reinvenzione del territorio può essere il fondamento di un processo di trasformazione e di riconversione dell’economia e dello sviluppo. Un tema su cui anche Papa Francesco in questi anni ci ha invitato a riflettere. Non si tratta di un obiettivo semplice e riposante. La condizione attuale è infatti il risultato di un lungo processo di crescita basato sullo sfruttamento senza limiti del territorio e dell’ambiente. 

La “nuova economia” passa attraverso un modo nuovo di intendere il territorio. Favorire l’innovazione e investire sulla qualità e sulle tecnologie consentendo alle imprese e alle persone servizi sempre migliori innovando spazi e i luoghi d’incontro sociale e di identità lavorativa incentivando la creazione di nuova occupazione con il coinvolgimento dei giovani, in modo da non disperdere saperi, identità e conoscenze. L’idea della comunità al centro del sistema economico e non il contrario.

D: Nella Lista Civica D’Amato in ogni provincia del Lazio c’è una donna capolista: Marta Bonafoni a Roma, Valeria Campagna a Latina, Silena D’Angeli a Rieti, Pina Barattelli a Viterbo, Jole Falese a Frosinone. Una scelta politica forte e una dimostrazione di sensibilità da parte del candidato presidente…

Certamente sì, una scelta importante e impegnativa per le candidate che dimostra una sensibilità verso le donne.

D: Nel programma della Lista Civica D’Amato spicca il reddito di formazione: 800 euro al mese per i giovani in cerca di occupazione. Come si può contrastare con efficacia la sotto-occupazione giovanile, anche in un’ottica di superamento del Reddito di cittadinanza?

Direi che è uno strumento diverso per natura. Il “Reddito di formazione” è un’indennità mensile di 800 euro a chi partecipa a corsi di formazione: con l’ambizione di avere una formazione ‘utile’. Le nostre imprese spesso lamentano di non trovare personale adeguato alle loro esigenze. Questo strumento, la cui applicazione va condivisa con il mondo dell’impresa, necessita di una fase iniziale di sperimentazione che consentirà di valutarne l‘efficacia, per poi diventare strumento ordinario. Il reddito di formazione è una tessera di una proposta più complessiva. Nei prossimi anni dobbiamo intervenire sulle politiche del lavoro perché questa è una fase di transizione e il futuro non è confortante. Il lavoro debole, che è parte di questa realtà, si contrasta con la formazione e incrociando domanda e offerta. Occorre anche intervenire sulle politiche industriali a partire dall’accesso al credito. E tra le urgenze c’è la realizzazione di un piano che sostenga le PMI: dalla formazione alla sostenibilità, dal passaggio generazionale alle indicazioni europee ispirate al principio “Pensare prima in piccolo” per adeguare il sistema normativo alle esigenze delle PMI. 

D: Analoga attenzione viene dedicata al tema della sanità territoriale. Le parole del candidato presidente della coalizione di centrodestra, Francesco Rocca, sulle “sinergie tra pubblico e privato” (nell’ottica di ridurre le liste d’attesa) lasciano intendere, in realtà, una graduale privatizzazione del sistema sanitario regionale. Il ‘modello Lombardia’ è auspicabile per la regione Lazio?

Il nostro sistema regionale e nazionale è già integrato pubblico – privato e semmai occorre rilanciare il pubblico se vogliamo risolvere problemi come quello delle liste d’attesa. Le quali sono dovute a carenze infrastrutturali, di personale e fondi, nonché alle “difficoltà” della medicina del territorio, assistenza e cure primarie. Tutto ciò sovraccarica i PS ed i reparti ordinari con conseguenze devastanti sulle liste di attesa che si allungano e si “sfaldano” a favore di privato e privato convenzionato, creando ulteriore caos e disorganizzazione. Bisogna intervenire per eliminare le difficoltà esistenti. Occorre rifondare il sistema investendo nella medicina del territorio e di prossimità, nella medicina generale, possibilmente non libero professionale ma con impegno orario subordinato facendosi carico delle necessità assistenziali dei pazienti creando percorsi definiti e coordinandosi con un adeguato sistema di cure ed assistenza domiciliare. E’ parte di questo quadro garantire una stabilità e giusta remunerazione per rendere il SSN attraente per giovani medici e professionisti di alto profilo ad oggi concentrati su un pubblico e/o privato accreditato più competitivo ed efficiente. Inoltre occorre creare un sistema di prevenzione con osservatori continui onde evitare future criticità nel caso di eventuali pandemie, nonché carenza di assistenza e cura nelle patologie da affrontare in urgenza, come quelle cardiologiche, neurologiche, pneumologiche, chirurgiche, traumatologiche, infettivologiche e nelle patologie oncologiche vera grande sfida per un’incidenza che cresce ed una popolazione che invecchia.

Mi sembra che il modello di sanità lombarda, e non solo per quello, ha mostrato tutte le sue difficoltà durante la pandemia.

D: Parliamo di Roma Capitale: all’orizzonte ci sono traguardi importanti, di cui potrà beneficiare tutta la Regione (Giubileo 2025, candidatura a Expo 2030). Quanto è importante una rinnovata partnership istituzionale tra la Pisana e il Campidoglio?

Ci dobbiamo credere. La partnership è fondamentale perché questa regione vive una complessità in più rispetto alle altre: quella di avere all’interno la Città Capitale la quale impone il suo ruolo nell’articolato sistema delle autonomie territoriali che caratterizza il nostro Paese. Questo tema antico si ripropone anche oggi alla “vigilia” del Giubileo 2025 e candidatura a Expo 2030. Il tema delle relazioni centro-periferia da tempo è diventato, in tutti i Paesi, oggetto di forti tensioni istituzionali, che in qualche caso sfiorano le forme di aperto conflitto.

Qual è il senso della battaglia elettorale, perché scegliere D’Amato? La destra punta a vincere e sembra avere il vento in poppa. 

Nel Lazio si è formata una coalizione che corrisponde al modello più genuino di centro-sinistra, di cui conoscemmo in passato, con la formazione dell’Ulivo, la prima importante sperimentazione. Votare D’Amato significa investire, quindi, sulla difesa e sul rilancio di una coalizione autenticamente riformatrice. Dobbiamo fermare la destra, il suo consenso non è stabilizzato. In effetti, l’opinione pubblica oscilla nel giudizio sul Governo Meloni. Passa da Palazzo Chigi un messaggio di divisione, quando invece nel Paese c’è voglia di coesione e solidarietà. Allora, se vinciamo nel Lazio l’ambizione della destra può essere fortemente ridimensionata. Responsabilmente, noi vogliamo unire e non dividere.