Le “idee ricostruttive” della nuova Italia. Lo sforzo programmatico della Dc di De Gasperi all’alba della Repubblica.

 

Pubblichiamo la parte finale della relazione tenuta da Alessandro Forlani al convegno “Con le lenti di Alcide De Gasperi” (Viterbo, 1-3 Aprile 2022) promosso da “Il Domani d’Itsalia” e dal “Centro Studi Aldo Moro-Viterbo”. In fondo è possibile cliccare sul link per leggere il testo completo.

 

Alessandro Forlani

Con riferimento al nascente partito della Democrazia Cristiana, i contenuti delle Linee di ricostruzione furono ripresi e collegialmente rielaborati, tenendo conto dei documenti che erano nel frattempo pervenuti al gruppo dirigente centrale da diverse parti d’Italia e trovarono definitiva collocazione in un nuovo documento programmatico, ormai consegnato alla storia, l’opuscolo “Idee ricostruttive della Dc”, a firma Demofilo.  Il documento riprendeva le indicazioni espresse nelle Linee di ricostruzione, insistendo, in particolare, sulla necessità di difendere i princìpi e le norme costituzionali da tentativi di forzatura e stravolgimento – come era accaduto per lo Statuto Albertino, da parte del regime fascista – e quindi veniva sottolineato il valore del ruolo della futura Corte Costituzionale, proprio a presidio delle regole fondamentali che avrebbero ispirato la nuova democrazia italiana.  Rispetto alle “Linee di ricostruzione”, venivano maggiormente accentuati i temi inerenti alla giustizia sociale, con le proposte di estensione e semplificazione delle assicurazioni sociali, arrivando ad evocare, addirittura, la “soppressione” del proletariato.

 

Un’integrazione significativa si registrava anche sotto il profilo del sistema tributario, con la proposta di unificazione delle imposte e di semplificazione del sistema di accertamento. Il fondamento del sistema stesso avrebbe dovuto ravvisarsi nel principio di progressività, per favorire una più equa redistribuzione della ricchezza. Troviamo, inoltre, auspici particolarmente avanzati, come l’idea della successione dei lavoratori nella proprietà delle imprese o delle terre dagli stessi lavorate. Veniva proposta la creazione di istituti di credito specializzato e di banche regionali, ai fini di incentivare la capitalizzazione e lo sviluppo delle attività produttive di rilevanza locale che realizzassero nuova ricchezza nei rispettivi territori. Emergeva dal testo un chiaro monito verso una democrazia inclusiva, in grado di coinvolgere nella gestione della cosa pubblica le masse popolari e di consentire al Paese di riconquistare rispetto e prestigio nella comunità internazionale. Accanto a temi cari alle antiche battaglie di Murri e di Sturzo, si colgono anche suggestioni e indicazioni innovative, frutto di elaborazioni successive, maturate nella “lunga vigilia”.

 

Alla stesura dell’opuscolo, insieme a De Gasperi, che aveva concorso in larga misura, ai suoi consueti devotissimi amici degli anni difficili della dittatura, Scelba, Gonella e Spataro, ad altre figure del vecchio PPI e delle organizzazioni cattoliche, collaborarono giovani emergenti che si avvicinavano in quella fase al nascente partito (ricordiamo il futuro fondatore e Presidente della Coldiretti, Paolo Bonomi e il giurista napoletano Stefano Riccio). Alla definizione dei contenuti prese parte anche il professor Pasquale Saraceno, l’economista e meridionalista che era stato tra i principali promotori e ispiratori dell’iniziativa di Camaldoli, a testimonianza dello stretto legame intercorrente tra i programmi della Dc e il Codice scaturito dal seminario casentino che, peraltro, aveva avuto luogo proprio pochi giorni prima della diffusione delle Idee Ricostruttive.  Infatti, è in data 26 luglio 1943 – proprio il giorno successivo alla destituzione di Mussolini, sempre nel pieno di quella fase storica di “nuovo inizio”, così drammatica e così straordinaria – che l’infaticabile Giuseppe Spataro, l’avvocato abruzzese che aveva tenuto vivi, tra mille difficoltà, i contatti tra gli ex popolari, durante la dittatura e aveva poi ospitato, nella sua abitazione romana, le riunioni costitutive del nuovo partito, inviava in tipografia le “Idee ricostruttive”.

 

Il documento fu poi diffuso clandestinamente in tutta Italia, ne furono distribuite decine di migliaia di copie. De Gasperi inserì poi ulteriori integrazioni e, fin dal 1944, l’opuscolo fu considerato il programma ufficiale della Dc. Nel luglio di quell’anno si svolse il Congresso interregionale della Dc a Napoli, con i rappresentanti dell’Italia già liberata e, in quell’occasione, De Gasperi, investito, per acclamazione, della segreteria politica, riaffermò la natura popolare e personalista del partito. L’identità ideale e culturale, delineata a Napoli, in quella circostanza, dal leader trentino e le linee programmatiche verranno ulteriormente approfondite e rafforzate, in una formulazione ancor più organica e articolata, dopo la fine del conflitto mondiale e l’avvento di De Gasperi alla guida dell’Esecutivo, nel “discorso delle libertà”(o “Relazione Gonella”), pronunciato da Guido Gonella, su incarico dello stesso statista trentino, al primo Congresso Nazionale della Dc, alla fine di aprile del 1946.

 

 

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