Nell’intervista al «Corriere della Sera» il Papa ha fatto riferimento al discorso rivolto il 6 dicembre 2001 alla città di Milano dall’allora cardinale arcivescovo Carlo Maria Martini. Ne pubblichiamo di seguito uno stralcio – la parte conclusiva: Alcuni imperativi immediati – rinviando al link a fondo pagina per leggere il testo integrale.
Carlo Maria Martini
- Abbiamo anzitutto un grande bisogno di percepire dentro di noi una fontana zampillante di pace che ci apra alla fiducia nella possibilità di passi concreti e semplici verso un cambiamento di stile di vita e di criteri di giudizio, unica via a un cammino serio di pace. Evitiamo di lasciarci intorpidire da un clima consumistico prenatalizio che rischia di farci rimuovere le domande serie emerse da questi fatti drammatici.
- Per evitare di essere trascinati, anche non intenzionalmente, in uno scontro di civiltà, occorrerà esercitarsi nell’arte del dialogo, che parte da una chiara coscienza della propria identità e della ricchezza dei linguaggi con cui esprimerla e renderla accessibile smontando i pregiudizi, i cavilli e le false comprensioni.
- Per questo sarà importante imparare a conoscere le altre religioni, in particolare l’Ebraismo e l’Islam, scrutando di ciascuna la storia, letteratura, le ricchezze spirituali, le profondità mistiche, il pluralismo espressivo, anche quello sociale e politico.
- Ma soprattuto occorrerà educare a gesti, pensieri e parole di perdono, di comprensione e di pace, usando tolleranza zero per ogni azione che esprima sentimenti di xenofobia, di antisemitismo, di minor rispetto di qualunque sentimento e tradizione religiosa. Questo richiede che anche gli altri rispettino e apprezzino quei segni religiosi che sono stati e sono tuttora per noi la via e il simbolo che ci permette oggi di offrire a tutti ospitalità e pace.
- È superfluo ricordare quanto la scuola e l’università siano chiamate a educare al dialogo, al confronto sereno, per aiutare a riflettere motivatamente sui gravi problemi in discussione a livello internazionale ma anche nazionale e regionale (e non soltanto perciò sui temi della pace e della guerra, ma anche oggi su temi per noi gravi e urgenti come la giustizia e la sanità). Grande sarà in questo senso il compito e la responsabilità dell’autonomia scolastica.
Ci conforta e ci fa ben sperare l’anniversario che si ricorderà domani, quello dell’apertura, 80 anni fa, proprio a pochi metri da questa Basilica di Sant’Ambrogio, in via Sant’Agnese, dei corsi della neonata Università Cattolica del Sacro Cuore. Incominciò con 68 iscritti. Oggi sono oltre 40.000. Auguriamo ad essi e a tutti i giovani del mondo di essere, per il millennio che inizia, come le “sentinelle del mattino” che annunciano il giorno della tanto desiderata pace.
Fonte: L’Osservatore Romano – 3 Maggio 2022