Le minacce all’Europa che gli elettori dovrebbero considerare

Ci sarebbe materiale per affrontare nel merito e in profondità il tema del futuro geopolitico del continente. Eppure nei talk show si parla d’altro, mentre intorno a noi il mondo sta cambiando.

Se solo si ponesse reale attenzione alle minacce che avvolgono l’Unione Europea in questi tempi di guerre ad essa così vicine la campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo sarebbe di estremo interesse e oggettiva drammaticità. E senz’altro coinvolgerebbe una larghissima parte della popolazione.

Ed invece prosegue su scala più vasta l’ininterrotto talk show su base tutta interna, tutta nazionale, tutta autoreferenziale, con i soliti attori protagonisti intenti a polemizzare fra di loro senza andare mai oltre generiche affermazioni, superficiali e spesso banali, dedicate alla necessità di avere “più” Europa, piuttosto che “meno” Europa.

Se gli elettori ponessero, a loro volta, testa e attenzione a quelle stesse minacce addensatesi sul vecchio continente imporrebbero ai partiti politici e ai loro leader una condotta e una capacità di analisi ben diverse. Ma, al contrario, la reazione negativa si sta dirigendo verso un astensionismo crescente, sintomo di una disaffezione certo almeno in parte comprensibile ma indubbiamente negativa per la tenuta della democrazia.

Ciò accade, forse, anche perché un po’ tutti diamo per scontate situazioni favorevoli che hanno accompagnato la nostra vita ma che ora non sono più così sicure. Il neo-imperialismo russo, condito da periodiche minacce nucleari; la condizione di perenne crisi dell’area mediterranea (oggi c’è la devastante guerra a Gaza, ma non possiamo dimenticare quella in Siria, così come le tensioni in Libano, o la precarietà dell’equilibrio libico); il paventato abbandono della NATO da parte degli americani in caso di una nuova presidenza Trump: minacce forse un po’ enfatizzate ma in qualche modo reali e mai così incombenti da molte decadi a questa parte.

Ci sarebbe materiale per affrontare nel merito e in profondità il tema del futuro geopolitico del continente e dunque della necessità di una sua unione politica capace di produrre una politica estera comune e, conseguentemente, una politica di difesa comune. Questioni di tale portata che necessariamente trascinerebbero con sé quelle di natura economico-sociale, parimenti importanti per la vita delle persone. Ed invece nulla di tutto questo.

E così il risultato elettorale verrà analizzato sulla base degli spostamenti percentuali (sul dato dei votanti, e non su quello degli aventi diritto al voto) all’interno della coalizione di destra-centro piuttosto che sul rapporto di forze fra Pd e M5S o sull’esito del derby fra Italia Viva e Azione. Per gli amanti del genere, una nuova mezza stagione di talk show televisivi sarà pertanto assicurata. Evviva! Intanto, là fuori, sta cambiando il mondo.