Il nuovo Cancelliere della Germania è Friedrich Merz. Un esito incerto, raggiunto solo alla seconda votazione grazie alla tenuta dell’accordo tra i cristiano democratici (CDU-CSU) e i socialdemocratici (SPD). Un evento mai prima registrato dal 1949 ad oggi: sei voti mancanti alla prima chiamata – diciotto rispetto alla potenzialità della coalizionne – a causa dei franchi tiratori. Un campanello d’allarme, ancora persistente nell’esito della seconda seduta per la residua manifestazione di tre irreducibiki dissidenti nascosti.
Dietro a questo voto travagliato si intravedono le tensioni che attraversano oggi il cuore d’Europa. La Germania resta la locomotiva dell’Unione, ma è nel mirino degli Stati Uniti, soprattutto nella versione muscolare e revanscista dell’Amministrazione Trump. Da oltreoceano arrivano accuse paradossali, fino a mettere in dubbio la democraticità del sistema tedesco. Inaspettatamente viene messa sotto accusa, da parte di Washington, l’operazione che ha portato gli stessi servizi segreti federali a definire l’AfD un pericolo per l’ordine costituzionale. Proprio mentre la destra estrema guadagna terreno, a sinistra qualcuno gioca con il fuoco.
Il riferimento è a quei deputati socialdemocratici che, nel segreto dell’urna, hanno votato contro Merz, mettendo a rischio la formazione del nuovo governo. Un comportamento che ricorda il “cretinismo politico” di cui parlava Lenin, una malattia infantile che spinge certi progressisti – usiamo questo sostantivo più adeguato al lessico dei nostri giorni – a sentirsi sempre “più a sinistra” degli altri. È il complesso del primo della classe: ideologico, moralista, ma politicamente irresponsabile.
Anche noi italiani ne sappiamo qualcosa. Non serve risalire a un secolo fa, quando divisioni e settarismi favorirono l’ascesa dei totalitarismi. Basta ricordare la caduta del primo governo Prodi, affossato dalla sinistra radicale di Bertinotti, con il risultato di riconsegnare il Paese a un Berlusconi politicamente spompato.
Ieri in Germania è successo qualcosa di simile. Invece di riflettere sulle cause del malcontento nei Länder orientali – il Mezzogiorno tedesco – si preferisce colpire alle spalle un governo appena nato, mentre l’onda nera avanza.
La battaglia politica in corso riguarda tutti, non solo la Germania. È una sfida che interpella chiunque creda nella democrazia e nella responsabilità di governo. Chi non lo capisce, è già fuori gioco.