Letta contestato, la Schlein va all’attacco. E davanti a Bonaccini anche Fioroni alza la voce.

Si fa rovente il dibattito congressuale. Il giudizio sul governo Meloni divide il partito. A Torre Maura, periferia di Roma, il 'popolare' Fioroni rilancia: la dialettica Bonaccini-Schlein sembra solo riguardare quale sfumatura di 'rosso' convenga al Pd / La cronaca dell’AGI.

Il congresso del Pd si infiamma a dieci giorni dalle primarie. Non sui temi del lavoro, dei diritti sociali e civili o dell’ambiente. Ma su Giorgia Meloni. E’ il giudizio dei dem sull’operato del governo a alzare l’asticella di un dibattito che, fino a questo momento, è stato “soporifero” per ammissione di un protagonista come Nicola Zingaretti. A dare fuoco alle polveri è stata prima l’intervista del segretario al New York Times, con un giudizio sulla premier apparso alla sinistra dem troppo generoso. Poi le parole dette da Stefano Bonaccini, candidato segretario del Pd in corso contro Elly Schlein in diretta Tv. il segretario uscente del Pd, sentito dal quotidiano statunitense, aveva affermato che Giorgia Meloni fino a questo punto è stata “migliore di quanto ci aspettassimo” sulle questioni economiche e finanziarie. Letta, continua il quotidiano statunitense, ha affermato che la Meloni ha abbandonato l’aggressività chiaramente dichiarata nei confronti dell’Unione Europea, decidendo di “seguire le regole” ed evitando di “commettere errori”. Di più: per Letta, “la realtà è che lei è forte. È in piena luna di miele, senza un’alternativa all’interno della maggioranza e con l’opposizione divisa”. Non si tratta tuttavia di un endorsement, anche perchè Letta, “come altri critici del governo, sottolinea come ci sia molto da preoccuparsi anche su questioni come l’immigrazione, la giustizia e i diritti degli omosessuali e dell’aborto, anche se ha riconosciuto che in questi settori finora non è stato fatto nulla di spettacolare, nulla di drammatico”, ricorda il New York Times. La sinistra, sul momento, decide di rimanere silente. Poche ore dopo, tuttavia, durante una diretta televisiva Stefano Bonaccini si sente rivolgere la domanda: “Il segretario uscente del suo partito l’altro giorno al New York Times ha detto che Giorgia Meloni è stata migliore di quanto ci aspettassimo rispetto agli aspetti economico finanziari e anche rispetto all’Europa. Come giudica il governo di nuovo in rotta di collisione con l’Europa?”. Il presidente dell’Emilia-Romagna non si fa pregare e risponde: “Meloni non è una fascista, è una persona certamente capace”. Il ragionamento di Bonaccini non è scevro da critiche e timori rispetto all’avvio del governo di centrodestra. Ad esempio, il candidato segretario Pd segnala che “il fatto che l’Italia sia stata esclusa dal vertice dell’Eliseo non è un buona segnale”. Nonostante questo, aggiunge Bonaccini, “mi pare che Meloni abbia tutto l’interesse a stare dentro il Patto Atlantico e all’Eurozona”. 

Quanto alla maggioranza, “sono partiti baldanzosi, ho l’impressione che siano incorsi in qualche incidente di troppo e soprattutto voglio vedere come si comporteranno rispetto al tema Europa”. Tuttavia, Bonaccini invita ad evitare critiche affrettate: “Serve misura”, sottolinea e ricorda che, ad esempio, “sui balneari, con cui siamo sempre andati d’accordo nella mia regione, le gare vanno fatte”. E’ a questo punto che i diretti avversari di Bonaccini decidono di battere un colpo e lo fanno con l’ex ministro Andrea Orlando: “Qualcosa non va”, dice l’esponente dem: “Mettiamoci d’accordo compagni e amici. Se sosteniamo, io credo in modo sacrosanto, che la manovra di bilancio incentiva l’evasione, non aiuta l’economia reale e premia le rendite, colpisce i poveri e non affronta la crisi salariale. Se diciamo che il decreto ONG è contro la Costituzione, i trattati internazionali e il senso stesso di umanità. Se diciamo che esponenti del Governo, coperti dalla premier, si sono resi responsabili di comportamenti gravi e di un utilizzo inaccettabile delle istituzioni contro l’opposizione. Come si fa a dire contemporaneamente che sono capaci (di cosa?) o che sono meglio di quanto ci aspettassimo? Davvero, mettiamoci d’accordo compagni e amici”. Sulla stessa linea anche il vice segretario Peppe Provenzano: “Il governo Meloni è il peggiore di sempre. Nel Pd c’è chi pensa di no? È il governo delle disuguaglianze, come si fa a dire che ‘è capace’ e di ‘misurare le critiche’? Pensiamo a fare opposizione e costruire l’alternativa. Le primarie servano a questo. O almeno a fare chiarezza”. A scandagliare deputati e senatori dem, il partito sembra diviso tra chi considera le parole di Bonaccini “dal sen fuggite” o, comunque, “dette in buona fede, solo per segnalare che l’opposizione va fatta sui temi e non in maniera ideologica”. E chi liquida la faccenda come la dimostrazione del “nervosismo che circola nell’area Bonaccini: si sentono il fiato sul collo”. Il governatore rimane favorito per la vittoria finale, ma alcuni dati rilevano una certa crescita delle quotazioni di Schlein. La deputata, dal canto suo, sottolinea “di non condividere le parole di Bonaccini su Meloni”. E spiega, nel corso di una conferenza fiume alla sala della Stampa Estera: “Io credo che Giorgia Meloni non abbia ancora trovato la postura nel nuovo ruolo. Lo penso dal primo discorso che ha tenuto alla Camera e sulla vicenda Delmastro e Donzelli. Credo che la destra non abbia aumentato la portata del Proprio consenso, ma ha saputo mantenerlo. Alle ultime politiche hanno preso gli stessi voti del 2018. Credo che non passerà molto tempo per la prossima delusione”, aggiunge Schlein che poi ricorda: “Hanno fatto una manovra che colpisce i poveri, colpito le pensioni del ceto medio e delle donne, non hanno messo un euro agli enti locali, non un euro al trasporto pubblico e al Sud”, aggiunge. 

“Io penso che sia un governo che sta facendo male e che in Europa rischia di isolarci gettandosi tra le braccia del gruppo Visegrad”. Lo scontro si allarga e scende in campo il Nazareno che si sente tirato in causa dalle parole di Orlando. “Dispiace che Andrea Orlando travisi completamente le dichiarazioni di Enrico Letta al New York Times ai fini di una polemica interna che non ha alcun fondamento. Il segretario si è limitato ad esprimere al quotidiano statunitense un giudizio positivo, che peraltro conferma, sul fatto che la premier Giorgia Meloni non ha infranto le regole di bilancio e le regole dell’euro, a differenza di quanto negli anni aveva detto di fare. Basta del resto leggere per intero l’articolo, con i virgolettati testuali, perché non sorgano fraintendimenti”. Lo staff di Orlando si chiede, però, a nome di chi parli il Nazareno, mentre fonti della sinistra dem rimarcano che “a Letta compete una funzione di garanzia in questo congresso”, fino a dopo le primarie. “Dispiace che fonti anonime del Nazareno, che non si sa se parlino a nome di tutto il partito, scambino per polemica una osservazione rivolta da Andrea Orlando sul rischio di messaggi contraddittori. Una opinione in quanto tale generica, che non si può ridurre a polemica. Di questo il Pd non ne ha bisogno”, rimarcano dall’ufficio stampa di Orlando mentre Stefano Bonaccini arriva a Torre Maura. E qui si consuma l’ultimo atto di una giornata da psicodramma per il Pd. Bonaccini si ferma davanti al centro anziani in cui deve tenere il suo intervento. La domanda è scontata: “Certi apprezzamenti che ha fatto oggi sul governo Meloni ha fatto irrigidire alcuni suoi compagni di partito, come Andrea Orlando o Giuseppe Provenzano”. La risposta è netta: “Bisogna evitare polemiche strumentali. Ho detto che Meloni è parsa una persona capace perché ha tenuto la posizione sul patto Atlantico. Sono stato a Bruxelles e ho incontrato la presidente Metsola e gli altri commissari e ho detto che è stato incredibile che l’Italia sia stata estromessa dai vertici principali europei, se ci fosse stato Draghi non sarebbe mai successo”. Lo scontro sembra già archiviato. Ma nel centro anziani che ospita Bonaccini c’è un altro ospite di riguardo. Beppe Fioroni, storico esponente dem e capofila dell’area dei Popolari, sale sul palco e si lancia in un attacco contro il segretario dem: “Quando sento Enrico Letta, che tornerà presto in Francia, dire che il Pd ha resistito rispondo che non abbiamo fatto il Pd per resistere ma per vincere le elezioni”, scandisce Fioroni che riserva la sua chiosa ai sostenitori di Elly Schlein al congresso: “Vedere la candidata alla segreteria con quelle ombre rosse e anziane alle spalle mi preoccupa. Serve una classe dirigente giovane e autonoma per far ripartire il Partito Democratico”. Un clima elettrico che lascia ben sperare, in termini di vivacità, in vista del confronto Schlein-Bonaccini in programma lunedì, 20 febbraio, in diretta Tv.