Liberté? Per i vescovi la difesa della vita non è un’ideologia

Votata a Versailles la “libertà garantita” per l’aborto. La PAV a sostegno dei vescovi francesi: "Proprio nell'epoca dei diritti umani universali, non può esserci un 'diritto' a sopprimere una vita umana".

“Proprio nell’epoca dei diritti umani universali, non può esserci un ‘diritto’ a sopprimere una vita umana”. La Pontificia Accademia per la Vita (PAV) sostiene attraverso una nota la posizione della Conferenza Episcopale francese che si è pronunciata in merito alla proposta di inserire nella Costituzione la garanzia della libertà per le donne di ricorrere all’aborto, approvata oggi pomeriggio, 4 marzo, in grande maggioranza dal Congresso riunito a Versailles.

La proposta era stata approvata dal Senato in prima lettura e senza modifiche (267 i voti a favore, 50 contro) lo scorso 29 febbraio. Per l’approvazione definitiva necessitava il voto di tre quinti dei parlamentari che si sono riuniti in seduta plenaria nel Congresso. Questa sera 780 deputati e senatori hanno approvato l’inserimento nell’articolo 34 del testo fondamentale della frase: “La legge determina le condizioni in cui si esercita la liberta’ garantita alla donna di ricorrere all’interruzione volontaria della gravidanza”. Solo 72 deputati hanno votato contro.

 

Paglia: tutti insieme dobbiamo tutelare ogni vita

Interpellato dai media vaticani, il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Vincenzo Paglia ribadisce la vicinanza “ai vescovi francesi che dichiarano la loro tristezza”. “Io – afferma – credo che non sia questo il metodo o queste le parole con le quali possiamo tutelare e difendere le donne e i loro bambini. Davanti a vite segnate da dolori e fatiche, dobbiamo lavorare tutti insieme perché la vita sia sempre custodita e preservata, la vita di tutti, particolarmente quella dei più deboli”. “È in questo senso – aggiunge l’arcivescovo – che la Pontificia Accademia per la Vita – continua a sostenere l’impegno di tutti perché sia tutelata in ogni tempo, momento e situazione. In questo la vicinanza ai vescovi francesi mi sembra doverosa”.

 

Tutela della vita, primo obiettivo dell’umanità

Nel pomeriggio di oggi (ieri per chi legge, ndr) la stessa Accademia per la Vita  – organismo a cui spetta il “compito di studiare, informare e formare circa i principali problemi di biomedicina e di diritto, relativi alla promozione e alla difesa della vita” – si diceva vicino ai vescovi che in un comunicato diffuso nei giorni scorsi ribadivano che “l’aborto, che rimane un attentato alla vita fin dall’inizio, non può essere visto esclusivamente nella prospettiva dei diritti delle donne”, rammaricandosi per il fatto “che il dibattito avviato non abbia menzionato le misure di sostegno per coloro che vorrebbero tenere il proprio figlio”.

L’Accademia pontificia nella sua dichiarazione rimarca il sostegno all’episcopato della Francia e “si rivolge a tutti i governi e a tutte le tradizioni religiose” perché diano il meglio, “affinché in questa fase della storia, la tutela della vita diventi una priorità assoluta, con passi concreti a favore della pace e della giustizia sociale, con misure effettive per un universale accesso alle risorse, all’educazione, alla salute”. “Le particolari situazioni di vita e i contesti difficili e drammatici del nostro tempo, vanno affrontate con gli strumenti di una civiltà giuridica che guarda prima di tutto alla tutela dei più deboli e vulnerabili”, sostiene la PAV, aggiungendo che “la tutela della vita umana è il primo obiettivo dell’umanità e può svilupparsi soltanto in un mondo privo di conflitti e lacerazioni, con una scienza, una tecnologia, un’industria a servizio della persona umana e della fraternità”.

 

No ideologia, ma realtà che coinvolge tutti

Nella nota, la Pontificia Accademia per la Vita rimarca, poi, che per la Chiesa cattolica, “la difesa della vita non è un’ideologia”, come ha sottolineato Papa Francesco all’udienza generale del 25 marzo 2020, ma “una realtà umana che coinvolge tutti i cristiani, proprio perché cristiani e perché umani” e che “si tratta di agire sul piano culturale ed educativo per trasmettere alle generazioni future l’attitudine alla solidarietà, alla cura, all’accoglienza”, nella consapevolezza “che la cultura della vita non è patrimonio esclusivo dei cristiani, ma appartiene a tutti coloro che, adoperandosi per la costruzione di relazioni fraterne, riconoscono il valore proprio di ogni persona, anche quando è fragile e sofferente”.