L’ultima testimonianza di Guido Bodrato, scomparso quasi due anni fa, è raccolta in un agile volume pubblicato dalle Edizioni Lavoro. Si tratta di una lunga intervista – raccolta anche in un video – condotta dal giornalista e ricercatore Luca Rolandi nel febbraio del 2021 alla vigilia dei 90 anni del leader piemontese e che è stata presentata nei giorni scorsi a Torino dalla Fondazione Carlo Donat-Cattin. Il titolo è di per sé riassuntivo del libro intervista realizzato da Rolandi: “Bodrato, testimone esemplare. Lezioni di politica e di vita”. Certo, sarebbero moltissimi gli spunti da cui trarre insegnamento per tracciare il profilo di un politico che è stato uno dei più grandi e qualificati leader della storia e della esperienza della sinistra democristiana. Nonché statista e dirigente di primo piano del partito della Democrazia Cristiana. Un “maestro” del cattolicesimo democratico che, anche negli anni della cosiddetta “seconda repubblica”, ha saputo essere un punto di riferimento autorevole per le generazioni che si avvicinavano all’impegno politico e culturale.
Ebbene, per fermarsi a qualche sporadica considerazione, non possiamo non cogliere alcune costanti contenute nel libro intervista di Rolandi che mantengono una straordinaria attualità anche nell’attuale, e confusa, fase politica italiana. Costanti che si impongono per la loro coerenza e, soprattutto, per lo stile ed il metodo che li hanno caratterizzate. Tra queste se ne evidenziano soprattutto tre: la cultura del confronto; la coerenza culturale e l’approccio riformista. Tre elementi che hanno accompagnato l’intera sua esperienza politica da un lato e che, dall’altro, hanno caratterizzato la miglior stagione dell’impegno politico e pubblico dei cattolici italiani. E si tratta, appunto, di tre costanti che conservano una forte modernità anche nell’attuale stagione politica del nostro paese, ancora segnata da una pericolosa crisi della democrazia e da una scarsa qualità ed autorevolezza della stessa politica. Basti pensare al perdurante trasformismo, da un lato, e alla mancanza di cultura politica dall’altro, che generano oggettivamente confusione, assenza di coerenza e soprattutto scarsa autorevolezza della classe dirigente dei vari partiti e cartelli elettorali.
Ma il “magistero” politico di uomini come Bodrato non può essere dimenticato o, peggio ancora, rimosso da quei cattolici democratici, popolari e sociali che coltivano la passione e l’interesse per la politica e per un ruolo più incisivo dei credenti nella società contemporanea. Nello specifico, nell’attuale dibattito politico italiano. E questo per due ragioni di fondo.
Innanzitutto perchè il ruolo – laico – dei cattolici nella politica e nei suoi strumenti principali, cioè i partiti, non può mai ridursi ad essere puramente ornamentale e marginale. Cosa che, purtroppo, ha caratterizzato il concreto comportamento dei cattolici italiani dopo la fine della Dc e anche dopo il tramonto di partiti come il Ppi e la Margherita da un lato e il Ccd e l’Udc dall’altro. Uomini come Bodrato, e molti altri della sua generazione, ci hanno insegnato che l’esperienza da perseguire e da coltivare non può essere quella dei “cattolici indipendenti” eletti nelle liste del Pci negli anni ‘70 e ‘80. Cioè un ruolo politico del tutto irrilevante od ininfluente ai fini della costruzione del progetto politico del partito di riferimento. Costante che, oggettivamente, caratterizza molti cattolici oggi impegnati nei partiti della sinistra radicale e massimalista del nostro paese. E anche, e purtroppo, nei partiti di centro destra.
In secondo luogo, e di conseguenza, la presenza della tradizione, del pensiero e della cultura del cattolicesimo popolare, democratico e sociale è incisiva e degna di rilievo solo se viene declinata in modo visibile, coerente e con autonomia. Certo, sempre attraverso il metodo del confronto e del dialogo con le altre culture politiche e senza alcuna deriva integralistica o confessionale ma rimanendo, al contempo, forti e consapevoli della propria specificità ed originalità rispetto agli altri filoni culturali ed ideali.
Ecco perché, per fermarsi a questi due soli tasselli, se non esiste una eredità personale di uomini e leader come Guido Bodrato, esiste certamente una eredità politica e culturale. Ovvero, di una “lezione” e di un “magistero” che non possono essere qualunquisticamente storicizzati o, peggio ancora, archiviati di fronte al “nulla della politica”, per dirla con Mino Martinazzoli che, purtroppo, ancora caratterizza larghi settori della politica Italiana. Una “lezione” ed un “magistero” che emergono in modo plastico da questo libro intervista e che interpellano i cattolici italiani in una stagione dove la stessa Chiesa, finalmente, li invita ad essere più presenti ed incisivi nelle dinamiche della politica contemporanea.