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martedì, Febbraio 11, 2025
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L’incertezza giuridica dietro la multa dell’autovelox

Un recente parere della Cassazione ha acceso il dibattito sulla validità e le differenze tra approvazione e omologazione degli autovelox, lasciando gli automobilisti nell’incertezza legale e la burocrazia intrappolata nelle sue stesse definizioni.

Quella degli autovelox è una questione che appassiona gli italiani più di tante altri fatti. Per quanto si è compreso, ad aprile la Cassazione ha sibillinamente pronunciato una sentenza per cui le multe per eccesso di velocità non hanno alcuna validità se il dispositivo utilizzato era approvato ma non omologato. Così andando controverso alla posizione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che indicava la sostanziale equipollenza delle due figure giuridiche.

Tenendo botta, il Viminale, forte di un parere dell’Avvocatura di Stato, ed a soccorso dei Comuni in lacrime per i temuti mancati incassi, avrebbe ribadito la omogeneità o parificazione della approvazione e omologazione.

Senza trascendere nel cavilloso esame della materia, sembra che finalmente in un mondo che va tanto di fretta, l’attenzione sulla parola abbia in parte riacquistato finalmente un senso. Da oggi è possibile che il popolo dei multati possa sperare nel portato intenso di una parabola, l’origine della parola, per meglio comprendere gli eventuali torti e ragioni e tentare o desistere dal fare ricorso.

“S’i’ho ben  la parola tua intesa” diceva il divin poeta, finalmente, almeno c’è da augurarselo, si avrà  breve chiarezza di decisioni.

Si legge che omologazione sarebbe una convenzione a cui si ricorre per unificare ciò che è in origine differente o per attestare che un prodotto sia corrispondente ad un modello con determinate caratteristiche. Insomma omologare starebbe per dichiarare una conformità di un qualcosa ad una normativa o ad un regolamento.

Non è da confondersi con la equipollenza, istituto a cui si guarda per i titoli di studio che conseguiti in un certo paese estero possono equivalere anche in Italia.

Altra cosa è invece l’approvazione in virtù della quale “una autorità, verificata la legittimità e l’opportunità di un atto di autorità inferiore o di altro soggetto, ne permette l’esecuzione”.

Per inciso, non si contano i lavori e i gruppi di lavoro che negli anni hanno impegnato la Pubblica Amministrazione per dar vita ad una semplificazione del linguaggio dove si raccomanda, ad esempio, di scrivere frasi brevi, usare parole di lessico comune, far ricorso a pochi termini tecnici e spiegarli, evitare neologismi, parole straniere e latinismi e così via continuando.

E’ questo, malgrado ogni sforzo, purtroppo un tempo in cui le parole cadono in confusione e stentano ad affermarsi per come meritano. I titoli dei giornali ne sono un riflesso. Si legge indifferentemente di soldate o soldatesse impegnate sui fronti di guerra o di “messe” liturgiche celebrate in particolari occasioni trascurandone il carattere maiuscolo.

Insomma, alla fine di tutto, con tanto di circolare a supporto, il Viminale ha detto ai Comuni che possono resistere in giudizio contro gli automobilisti, chissà forse ricadendo nel vecchio vizio del burocratese, un linguaggio solo per pochi addetti.

Circolare è una strana parola che in un caso può indicare una linea autofilotranviaria che segue un percorso per cui il capolinea di arrivo coincide con la partenza.

Ne deriva che anche per le multe c’è il rischio di essere sempre punto e daccapo e non cavarne un ragno dal buco nella perenne incertezza delle interpretazioni. C’è sempre in agguato una parola che possa circuire i significati, aggirare i ragionamenti e portarti dove non si deve.

“Circolare” resterà comunque l’eterna meravigliosa esortazione del vigile a scorrere con le automobili senza creare rallentamento o intoppi alla circolazione e forse anche ai pensieri. Un bel dì sapremo.