L’inclinazione a delegittimare gli avversari è dannosa per la democrazia

La sinistra italiana crede di essere moralmente superiore ai suoi avversari politici e questo la porta inevitabilmente a delegittimarli. È un “vizio” che impedisce un confronto costruttivo tra le diverse forze politiche.

Ci sono delle costanti che nella politica italiana non vengono rimosse. Anzi, paradossalmente si rafforzano con il trascorrere del tempo. Una di queste è di pessimo conio e va sotto il nome di “delegittimazione morale” dell’avversario politico. Che, nel caso specifico, si tratta di un vero e proprio nemico politico da abbattere e da annientare. È un vizio, o un tic, che è riconducibile storicamente all’universo valoriale, culturale e politico della sinistra italiana. E, purtroppo, è un filo rosso che attraversa l’intero percorso della sinistra italiana, almeno a partire dal secondo dopoguerra. 

Gli esempi, al riguardo, sono migliaia ed è del tutto inutile anche solo ricordarli o citarli. Perché la “delegittimazione morale” dell’avversario/nemico non è una delle componenti ma è “la” componente decisiva ed essenziale che porta la sinistra italiana, nelle sue multiformi espressioni – le ormai famose cento sfumature di rosso – a bollare come inadatto, o inadeguato, o incapace, o ignorante, o inesperto, o maldestro il suo avversario di turno. Il tutto, però, è sempre riconducibile ad un vizio d’origine: ovvero, gli avversari/nemici sono di norma moralmente squalificati per governare un paese o amministrare una comunità. Perchè, appunto, gli avversari sono moralmente non all’altezza. 

Certo, sarebbe persin imbarazzante ricordare questo ‘dogma laico’ durante gli anni della prima repubblica e gli attacchi violenti e senza sconti lanciati dai comunisti per quasi 50 anni contro “il sistema di potere democristiano” e contro i singoli leader e statisti democratici cristiani. Al punto che lo stesso Berlinguer parlò all’inizio degli anni ‘80 di una “alternativa morale” al cosiddetto “sistema di potere democristiano”. Un metodo che si è semplicemente e banalmente ripetuto negli anni a venire con forme e modalità diverse ed aggiornate, al di là dell’avversario/nemico di turno.

Un vizio, questo, e lo ripeto, che ha accomunato tutte le versioni della sinistra italiana per finire a convergere addirittura con la sinistra populista, demagogica e anti politica dei 5 stelle. Del resto, non c’è commento negativo o tranchant nei confronti degli avversari/nemici politici che non parta da quell’assunto. E, come logica conseguenza, persiste la “delegittimazione morale” dell’avversario perchè è insito un altro principio indiscutibile per l’universo valoriale della sinistra italiana: la propria “superiorità morale” nei confronti di chicchessia. Un tassello, questo, che emerge in modo persin sfacciato quando vengono intaccate le cosiddette “casematte” del potere e dell’insediamento storico della sinistra, sempre intesa nelle sue multiformi espressioni: ovvero, la cultura, l’informazione, il cinema, il teatro, l’università, l’editoria e via discorrendo.

Certo, si tratta di un impasto complesso e curioso. Si parte dalla scontata superiorità morale propria e quindi della delegittimazione morale altrui per finire, però, alla contestazione politica virulenta di chiunque metta in discussione questo primato. E il nuovo corso del Pd, sotto questo aspetto, e anche paradossalmente perchè la Schlein non è riconducibile direttamente alla storia e alla esperienza dei comunisti e dei post comunisti, ne è la plastica conferma. Perchè, appunto, si tratta di una cultura politica storica che ha nel suo dna quel vizio, o quel tic, che la porta ad essere intollerante nei confronti di chiunque metta in discussione quel primato.

Al riguardo, ne sanno qualcosa tutti quei leader democristiani che coraggiosamente, nel corso degli anni, contestarono quel “dogma laico”. Un nome per tutti, Carlo Donat-Cattin, che pagò ripetutamente nella sua lunga e feconda attività politica ed istituzionale l’aver messo in discussione quella cosiddetta purezza morale ed ideologica della sinistra comunista. Per non parlare di ciò che è capitato concretamente, e puntualmente, nella seconda repubblica a molti altri leader politici e di ciò che capita, e a maggior ragione – per motivi politici, culturali e anche storici – con questo Governo.

Ecco perché, seguendo la miglior tradizione cattolico popolare e l’intera storia del cattolicesimo politico italiano, abbiamo anche, e ancora, il compito di far sì che il confronto e la dialettica politica nel nostro paese vengano ricondotte sempre e soltanto alle regole della laicità dell’azione politica. E sempre e solo sul merito delle singole proposte politiche senza accampare ridicole e persin grottesche superiorità morali. Che poi, come l’esperienza concreta conferma, mirano sempre e solo a delegittimare moralmente l’avversario/nemico per un disegno di mero potere. Un malcostume, questo sì, che va combattuto con le armi della democrazia, del rispetto delle persone e delle rispettive culture politiche.