L’invito di Zuppi ai cattolici: una  Camaldoli per l’Europa e la pace.

La memoria del Codice di Camaldoli, sembra suggerire l'intervento del cardinal Zuppi, ricorda che il ruolo dei cristiani nel ravvivare la democrazia si misurerà soprattutto dalla capacità di esprimere un orientamento adeguato a ciò  che i nostri tempi richiedono.  

 

La prolusione del Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, tenuta ieri al convegno sul Codice di Camaldoli nell’80°anniversario dell’incontro del 1943, ha indicato e riproposto lo spirito che deve animare i cattolici in politica anche nel contesto attuale, in modo simile a quanto seppero fare coloro che elaborarono quel documento, che tanta influenza ebbe nella rinascita del Paese, mossi dalla consapevolezza che “siamo, come allora, travolti dalla tempesta della guerra”.

 

Un documento che quindi ci è di stimolo a ritrovare un metodo nella politica, che ripristina l’importanza del collegamento tra cultura e politica come presupposto della serietà e della credibilità della politica.

 

Un compito reso più difficile, ci ha ricordato il presidente della Cei, dall’affermarsi ai nostri giorni di “una politica epidermica”, “del giorno per giorno, con poche visioni”, rispetto alla quale lo spirito che animò la stesura del Codice di Camaldoli, ci chiede di “non essere prigionieri del presente”.

 

Questo naturalmente non significa non riconoscere che la politica è condizionata in gran parte dal giorno per giorno, dalla tattica, dai tanti  tecnicismi usati nella vita delle assemblee parlamentari come nelle pubbliche amministrazioni. Ma significa affermare che la politica non può limitarsi a questo. Soprattutto in tempi di passaggi epocali, come quelli di 80 anni or sono e quelli attuali.

 

Occorre anche riconoscere che l’indebolimento della dimensione progettuale nella classe politica è stato favorito in questi anni anche da un preponderante atteggiamento dei mezzi di informazione, di chiusura al pluralismo delle opinioni e di appiattimento dei giudizi sull’immediato. Sui temi dirimenti – come la pace, l’ambiente, la questione demografica e altri – si assiste quasi a un’inversione delle parti, per cui spesso non è più il giornalista che pone delle domande al politico per ottenere un suo giudizio ma al contrario è la stampa che valuta il grado di uniformità del politico alla linea editoriale, e in ultima analisi, al giudizio politico stabilito dall’editore, e da chi controlla la proprietà dei media. Una stampa che, forse non rendendosene pienamente  conto, finisce per ostracizzare ogni giudizio ritenuto non ritenuto conforme. Ciò ha fatto scattare tra i politici ma anche tra gli intellettuali, un meccanismo chiamiamolo di prudenza, in base al quale prima di “rischiare” una valutazione di visione ampia che si discosti dal quotidiano, occorre aspettare che le idee vengano “sdoganate” da qualche autorità che si ritiene superiore. Un capovolgimento anche del principio democratico, che si coniuga perfettamente con la personalizzazione della politica, dove contano i cerchi magici del capo di turno più che la qualità del dibattito politico.

 

Se questa è la situazione in cui versa oggi la politica, appare ancor più opportuno l’invio del cardinal Zuppi a “saper guardare lontano”, a non andare al traino degli eventi ma di saper gestirli con saggezza e lungimiranza, guardando oltre l’immediato.

 

Un invito in particolare ad affrontare due questioni cruciali: il futuro dell’Europa e il ristabilimento della condizioni che assicurino la pace.

 

 

Appare quanto mai opportuna la proposta lanciata dal cardinal Zuppi di una “Camaldoli europea”, come strumento attraverso cui i cristiani europei, come i padri fondatori dell’Europa, siano nuovamente capaci di elaborare idee per il futuro dell’Europa, perché possa affrontare riforme necessarie e non più rinviabili, senza finire paralizzata, come recentemente ha ammonito l’ex premier Mario Draghi.

 

“Oggi siamo in una stagione – ha ricordato  il cardinal Zuppi – in cui si sente il bisogno di una responsabilità civile maggiore. Per l’Italia, per l’Europa, per il mondo: tutto è incredibilmente connesso”. Credo sia possibile intravvedere in queste parole anche un invito alla definizione delle condizioni che assicurino la pace in Europa e nel mondo. Una politica che guarda al futuro non può prescindere dalla consapevolezza che la guerra in Ucraina non può avere una soluzione militare. Occorre interrogarsi su cosa succederà dopo che  le armi saranno.messe a tacere, dibattere sul tema di un futuro di coesistenza, di sicurezza e di pace in Europa e nel mondo. Occorrerà discutere del ruolo dell’Unione Europea e dell’Europa intera, in un mondo divenuto multipolare.

 

La memoria del Codice di Camaldoli, sembra suggerire l’intervento del cardinal Zuppi, ricorda che il ruolo dei cristiani nel ravvivare la democrazia e rafforzare la pace in questa fase storica, si misurerà soprattutto dalla capacità di esprimere una riflessione e un orientamento che risultino “audaci e innovativi”, diremmo adeguati a ciò che i tempi richiedono, più che dalle sole forme, pur importanti, attraverso cui organizzare l’impegno politico.

Leggi la relazione introduttiva del Cardinal Zuppi