Dibattito | Può essere il centro moderato la collocazione giusta dei cattolici democratici?

L’autore esprime comprensione per quanti si adoperano alla ricostruzione di una soggettività politica di matrice democratica e cristiana, ma nutre forti dubbi sulla formazione di un nuovo partito “cattolico moderato”.

Ci sono personaggi importanti di quel piccolo mondo antico del cattolicesimo democratico e popolare – atomizzato e  disperso da anni – che hanno deciso di trasferirsi dalla vecchia residenza, e stanno  cercando casa al centro della città politica. Dove peraltro già esistono diverse realtà  “cattoliche”, tra cui è giusto ricordare quella di “Insieme“, associazione-partito fondata solo pochi anni fa con un Manifesto e con un robusto percorso territoriale, dal professore Stefano Zamagni, noto ed emerito economista. Alcuni stimati rappresentanti di questo particolare cattolicesimo politico democratico e popolare,  come Fioroni, hanno  recentemente  abbandonato il Pd con queste intenzioni: formare un partito di centro.  E bisognava trasferirsi di zona,  perché  le relazioni e i rapporti con la Schlein, non promettevano buone cose. Soprattutto per i  valori in cui  si credeva.

Da quello che si è capito, la ricerca è solo per fare al più  presto e, anche in questo caso, la sede di un partito  politico. Con più precisione, come dicevo,  di un  ennesimo partito di centro. Ricordo en passant che in questo spazio geometrico c’era già stato il trasferimento con analoghe motivazioni di Renzi, il posizionamento  di  Calenda e si era collocata da poco anche la Moratti. E potrei proseguire. Dunque ennesimo  partito politico di centro anche quello di Fioroni. E non centro studi, o centro di formazione. Non iniziale luogo di incontri prepolitici. Di convegni e dibattiti  culturali per discernere bene i segni dei nuovi tempi con l’intento di costruire qualcosa di nuovo, e non di ri-costruirequalcosa di vecchio – come ripete spesso Mattarella. Tuttavia e nonostante i miei dubbi e le mie perplessità, comprendo e giustifico questa ricerca.  Perché ha certamente una sua radice valoriale precisa e identitaria; perché ha una nobile storia alle spalle; perché oggi, questo particolare cattolicesimo politico avanzato, non ha a ben vedere una sua casa; e perché nonostante coabiti in condomini con altri, viene trascurato e abbandonato al suo destino di irrilevanza. Non sapendo bene dove andare ad abitare, si trova quindi la soluzione del centro città come la migliore. Specie dopo che Berlusconi avrebbe lasciato liberi diversi suoi  appartamenti e molti suoi inquilini.

Ecco, succede però che sono sempre stato convinto del fatto che il vero e sacrosanto pluralismo non si legittima  con l’aiuto di spazi geometrici. E non è la fotocopia ripetuta di valori, idee, partiti e programmi. Tranne le facce dei leader, queste si diverse e plurali. Vale forse la pena di ricordare che il bipolarismo Usa non viene mai messo in discussione, in quanto si sostiene che riduce il – già alto – tasso di assenteismo: più partiti ci sono sulla scheda, più confusione si crea nella testa dell’elettore, e tanto più si  finisceper non andare a votare.  Ma detto ciò la mossa di Fioroni la considero legittima. Con una sola riserva di principio. Quella cioè che fa a pugni con lo sforzo di  essere ai nostri giorni il più possibile uniti anche con i diversi e i lontani, e perfino con quelli che consideriamo nemici. Uniti  su una  sola e unica barca dove saremo costretti a navigare nei  giorni che ci attendono, remando insieme agli altri  per affrontare le ancora sconosciute sfide dei “cambiamenti epocali” dietro l’angolo, anche se già da tempo sotto i nostri occhi, come recita l’utopia di Bergoglio. Non esagero, perché l’ho sempre pensata come suggerito da Luigi Sturzo, che nelle vesti di sociologo raccomandava di rivolgere sempre lo sguardo alla “… società concreta, e non a quella che immaginiamo o desideriamo.

Dati i tempi, mi tocca allora dire che ormai viviamo solo nel presente. Al giorno dopo giorno. Senza però studiare la concretezza della società che ci sta di fronte. Il passato e soprattutto il futuro non ci interessano. E la storia di questo particolare e avanzato cattolicesimo politico è forse nota solo agli over 60. Forse! Dalla Rerum Novarum sono passati oltre 130 anni, dai “Liberi e Forti” di Sturzo, ne sono passati oltre 100, e da “Camaldoli” e dalla Dc storica di De Gasperi oltre 75.  E le abitazioni si cercano al centro forse perché si pensa a questo passato sconosciuto. Ma forse anche perché le periferie della città oggi le consideriamo conservatrici, nazionaliste, patriottiche e sovraniste a destra-città, e rivoluzionarie, europeiste, rivoluzionarie, mondialiste e progressiste a sinistra-città” Quando non fasciste e comuniste, frammiste ai radicalismi, massimalismi e populismi ormai sulla bocca dei tanti ismi  che semplificano le invettive evitando di spiegare  se si tifa per un minimo elitario di superficie.

Categorie geometriche e ideologiche, sinistra e destra, che oggi sarebbe bene ridefinire. O abbandonare  completamente sostituendole con uguaglianza da una parte e disuguaglianza dall’altra, come suggeritva anni fa Norberto Bobbio. All’interno di questa più comprensibile e più attuale alternativa, ho allora sempre pensato che una via di mezzo cattolica centrale e cosiddetta moderata – specie se cattolico democratica –  non avesse molto senso. Questo nobile pensiero cattolico democratico e popolare o è per l’uguaglianza, come  è stato da sempre, osemplicemente non è! 

Bisogna scegliere.  Mi risulta infatti difficile pensare ad una uguaglianza mediata con la disuguaglianza. Il centro… moderato che si vuole costruire vuole invece essere un centro proteso alla ricerca della mediazione, avendo di fronte idee “…comuniste”, da un lato, e “…fasciste” dall’altro. Ma evocando con l’aggettivo moderato un qualcosa che, a ben vedere, nella stessa storia della sinistra democristiana e del cattolicesimo democratico e popolare non e mai esistita, sia nelle proposte che nella concreta dialettica parlamentare. Questo moderatismo è  esistito solo nei comportamenti e nel linguaggio  della sua composta ed educata classe politica che oggi rimpiangiamo.

Se vogliamo proseguire con la metafora, quel centro città che anche oggi si cerca, non è più abitato e frequentato da  molta gente. Infatti la gente si è da tempo polarizzata. Quella borghesia e quel ceto medio moderato che lo abitavano, si sono liquefatti e trasferiti. E la zona è una Ztl. Quei pochi cittadini che sono rimasti preferiscono rimanere chiusi nei propri appartamenti e, pur dichiarandosi nei sondaggi credenti praticanti, una volta aggrediti da una galoppante secolarizzazione, scelgono di non andare neanche più alla messa domenicale, lasciando le chiese senza più sacerdoti e parroci, completamente vuote. Un assenteismo, questo, che si registra e si esporta  parimenti anche negli appuntamenti elettorali.

Termino con questi doppi sensi, e concludo con tre sole domande.  1) È  ragionevole  pensare ai giorni nostri di RI-organizzare un partito di centro cattolico democratico e popolare che guarda ( suppongo) a sinistra, come fu la sinistra dc, essendo peraltro in compagnia di una crisi totale dell’associazionismo cattolico storico (Fuci, Ac, Meic, ecc.) e con un clero spaccato tra bergogliani e antibergogliani? 2) Siamo proprio certi che l’assenteismo al voto più robusto è quello della cosiddetta classe media di segno cattolico democratico, che si può  risolvere e riparare con un partito di centro? 3) E siamo proprio sicuri che una legge proporzionale potrebbe favorire la sua RI-nascita politica e culturale? 

Una risposta ai tre quesiti è riassunta nella considerazione di alcuni studiosi che sostengono, da tempo, che il cittadino non va più a votare non tanto e non solo per la fine della guerra fredda e delle ideologie connesse; non per la crisi dei partiti politici, ora in mano ai solitari leader; non perché non trova l’offerta del partito che risponda ai propri valori e alle proprie attese; e non perché si trovi di fronte alla rigida scelta binaria, partito A o partito B e non può dunque selezionare in piena libertà sulla base dei propri individuali ed egoistici desideri. Ma non va a votare perché si è creata una spaccatura totale tra eletti e elettori. Questi  ultimi abbandonati a loro stessi e chiusi in casa, appunto, senza poter incontrare e dialogare con qualcuno. Tranne qualche rara sceneggiata domenicale nei mercati rionali, oppure qualche passeggiata nei lidi alla Papeete. E non hanno (più) interessi al voto anche perché non hanno (più) fiducia nella politica e nei politici, vivendo in una costante incertezza sul futuro loro e dei pochissimi figli, e vedendo crescere le diseguaglianze. 

Il loro starsene a casa spesso nasconde questa protesta e queste preoccupazioni. Ancora più spesso è indice del  ripiegamento individualistico e autosufficiente, di sfiducia nella comunità e di drammatico isolamento sociale, favorito paradossalmente dai social. Ma nonostante i miei tanti dubbi, gli auguri a questo centro, e a  questi  centri invocati e attesi come soluzioni di tutti i problemi sul tappeto, non posso non farli e trattenerli. L’assenteismo crescente al voto, è un dato ormai strutturale delle democrazie politiche rappresentative avanzate. Vale però la pena ricordare che i tanti frammenti partitici, e il loro quotidiano  proliferare con la moltitudine di partiti fotocopie, rischiano di mandare in crisi l’intera democrazia politica rappresentativa. Essendo lacerata e impoverita, alcune anime pie la vogliono riparare e ricucire con una repubblica presidenziale dell’uomo fortee questo si...centrale! Spero si sia capito che su un centro cattolico democratico e popolare rimango molto scettico e critico. Ma nonostante le mie perplessità, non mi vieto di pensare che tali valutazioni possano benissimo risultareprecipitose.