Il fatto è sui giornali e non sembra possa essere tralasciato. Due dipendenti della Santa Sede sono stati licenziati perché si sono uniti in matrimonio. Il nuovo regolamento lo vieta per evitare situazioni di ambiguità che possano generare situazioni di familismo, per garantire un trattamento imparziale tra i dipendenti, evitando un conflitto di interessi nella operatività dell’istituto. Questo matrimonio non s’aveva da fare.
Oggi, è fatta salva, ovviamente, la possibilità di uno dei due sposi di dimettersi così ripristinando l’ordine che si è venuto a turbare. I coniugi invece hanno deciso di ricorrere alla legge a difesa delle loro ragioni avendo, a quanto sembra, scritto anche al Santo Padre per essere tutelati ed avere dispensa dalle norme che disciplinano il rapporto di lavoro nello IOR.
Il Sindacato dei lavoratori curiali minaccia azioni di protesta per mancanza di umanità del provvedimento sottolineando che, ad esempio, l’Ufficio Internazionale del Lavoro dell’ONU afferma che il matrimonio non può costituire un motivo valido di licenziamento. Insomma il caso sta montando ferma l’irremovibilità dell’Istituto per le Opere di Religione, IOR, a non recedere dalla sua posizione. Va detto che di recente c’è stata anche la produzione di nuove norme che disciplinano i laici dipendenti della Fabbrica di San Pietro. Si legge di una esemplare condotta religiosa e morale anche nella vita privata e familiare, il divieto di tatuaggi a vista ed elementi di body piercing, divieto di nepotismo e dovere di assoluta riservatezza in merito ad informazioni relative di cui si sia venuti a conoscenza a causa del loro lavoro o servizio. Insomma ogni ente all’interno del Vaticano ha regolamenti che disciplinano l’azione dei suoi dipendenti, nulla di nuovo o che possa generare sorprese.
La dispensa è un atto per cui si esonera qualcuno dalla osservanza di una norma e significa anche tante altre cose, come la distribuzione di un qualcosa o il luogo dove si tengono i generi alimentari. Nel nostro caso, un po’ come per i miracoli, fare una eccezione per giovani sposi potrebbe anche suonare di parzialità che andrebbe poi, per equità, accordata a chiunque ne facesse richiesta in futuro. Non sono in pochi a dolersi con Dio per aver sanato qualcuno e qualcun altro invece no.
In poesia, la morte è la giusta dispensatrice dei valorosi, “…a’ generosi giusta di glorie dispensiera è morte”. Non si dovrebbe arrivare a tanto per arrivare a capo della faccenda, si dovrebbe “eximere”, portar fuori dai sentimenti la valutazione della questione per averne una equilibrata definizione.
Un proverbio romanesco recita: ”Il gatto della dispensa, quello che fa, pensa”: si critica il prossimo per aver fatto tu stesso per primo il male. I due dipendenti sapevano a cosa andavano incontro sposandosi ed ora si trovano nelle pesti.
Se c’è una regola, occorre prioritariamente tenerne conto per aderire o meno a lì dove essa dispone, non trasgredendola. Altrimenti si può rifiutarla prima che si chiuda un contratto di lavoro. Se l’amore sia sorto tra i due dipendenti successivamente al loro ingresso allo IOR, avrebbero dovuto forse prevedere che nella vita c’è sovente un dazio da pagare agli affetti che si vivono.
Regola sta per guidare dritto e non cambiare le regole del gioco in corso d’opera secondo pur comprensibile convenienza. “Regola e qualità ma non l’è nova”. Lo IOR non è un mostruoso Cerbero a guardia delle anime golose su cui cade una pioggia che per intensità, qualità e natura non cambia mai. Una soluzione si troverà a sostegno di una coppia che ora, purtroppo, patisce l’ansia per i giorni a venire e che va sostenuta nella sua costruzione di un progetto familiare.
Nella geniale trasmissione “Indietro tutta”, del conio di Renzo Arbore, il conduttore Nino Frassica ricorreva ad uno stacco musicale che recitava “Io vado al regolamento…” reinterpretando, con felice inventiva, parole e significati. Ci vorrà un po’ di fantasia per arrivare, come si spera, a restituire agli sposi il sorriso e la serenità, ma le regole sono fatte per essere rispettate.
Nella “figlia di Iorio”, Aligi, un giovane pastore abruzzese, rinuncia al matrimonio con la promessa sposa Vienda per essersi innamorato della meretrice Mila. Qui, per fortuna, il matrimonio ha avuto invece un esito felice, anche se ora c’è il rischio di rompersi la speranza della gioia di un amore per colpa dello IOR. In un altro IOR, l’Istituto Ortopedico Rizzoli, aggiustano mirabilmente le ossa e non soltanto. Al cuore dei due dipendenti, questa volta, dovrà pensarci qualcun altro. La Chiesa, ci auguriamo, saprà farlo, forse aggiornando l’attuale regolamento in corso.