Lo spettro sovranista

In ogni caso è bene che al più presto tutte le forze politiche e sociali alternative a questa minaccia sovranista si incontrino per individuare una comune linea d’azione

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

L’attacco sovranista all’Unione Europea sta divenendo sempre più insistito, organizzato e tracotante. La presenza quasi continuativa di Steve Bannon e del suo “Movement” in Europa e in Italia in modo particolare ha lo scopo dichiarato di far esplodere l’Unione nel nome di un risorto nazionalismo che privilegerà, nelle relazioni fra gli Stati, quel rapporto one-to-one che sia Trump sia Putin hanno concreto interesse a promuovere.

L’Italia è il punto nevralgico di questa iniziativa, dopo l’esito elettorale dello scorso 4 marzo e l’insediamento del primo governo davvero populista d’Europa, quantomeno dell’Europa occidentale. La sua importanza – economica ma più ancora politica, essendo il nostro fra i Paesi fondatori dell’Unione – non deve neppure essere ricordata. Essa è enorme.

L’adesione a The Movement di Lega e Fratelli d’Italia, due partiti della Destra nuova e vecchia, testimonia quanto sia avanzato il progetto. E’ evidente che un politico abile e sulla cresta dell’onda come Salvini non vi avrebbe aderito – a pochi mesi da fondamentali elezioni europee – se il progetto medesimo non avesse posseduto basi solide. Che noi non conosciamo appieno, ovviamente. Ma che potrebbero contenere elementi invero inquietanti per le nostre consolidate ma forse declinanti democrazie liberali.

Sappiamo infatti che l’asse portante e visibile – e quindi veicolo principe per la raccolta del consenso – è la politica di ostilità verso i flussi migratori: da attuarsi con la chiusura delle frontiere esterne, al di là di una revisione del Regolamento di Dublino che poi in realtà nessuno dei sovranisti vuole davvero. Quello che non sappiamo con precisione, ma ormai iniziamo ad intuire e, più ancora, a percepire è l’obiettivo di fondo di questa azione. Ovvero conquistare la maggioranza a Strasburgo e da lì avviare lo svuotamento progressivo e più ancora lo snaturamento della Commissione (un odioso covo di tecnocrati privi di consenso popolare, secondo la vulgata populista). Non bisogna infatti mai dimenticare che l’avversione di questi gruppi alla UE è assoluta.

Intaccarne dall’interno i presupposti politici e ideali significa procedere al suo smantellamento. In questo senso a mio avviso si può ben sostenere che ci troviamo di fronte non al tradizionale “euroscetticismo” che a fasi alterne, ora in un Paese ora in un altro, ha caratterizzato lunghi periodi di questi sessant’anni europei, ma piuttosto ad una ben più corposa “europposizione” che vuole sradicare l’idea federativa dal corpo vivo delle democrazie continentali.

Quel che è più grave, e preoccupante, è che già sin da ora si intravedono con nettezza i pericoli che i risorgenti nazionalismi potranno arrecare ai popoli europei, per il loro naturale portato di tensioni e contrasti che nella storia del continente sono sempre sfociati in aspri confronti militari. E’ dunque materia incandescente quella di cui parliamo. Peccato che Salvini e Meloni, nostrani apprendisti stregoni, paiono non averne alcuna consapevolezza. Il loro alleato Berlusconi dovrebbe invece – stando alle sue dichiarazioni – esserne ben conscio e se fosse coerente (e non solo attento ai suoi interessi immediati, quelli aziendali, come è sempre stato) dovrebbe rompere una coalizione, quella di centrodestra, che con questi presupposti di moderato non ha proprio alcunchè.

In ogni caso è bene che al più presto tutte le forze politiche e sociali alternative a questa minaccia sovranista si incontrino per individuare una comune linea d’azione sui principi di fondo, fosse pure (come il sistema proporzionale in vigore per le elezioni europee obiettivamente suggerisce) la competizione fra tante liste con obiettivi programmatici anche differenti ma con un impegno comune, sancito in una sorta di preambolo condiviso, a salvaguardare per poi rilanciare l’idea di un’Europa unita in difesa della pace e dei valori di libertà e democrazia che sono alla base del suo manifesto fondativo.