L’ Osservatore Romano | Gesù non fugge e capovolge il mondo

Il giusto crocifisso, che sembra sconfitto, vince la morte nonsottostando al suo inganno. Gesù è stabile nella verità. La risurrezione esprime l’ultima soglia, il cerchio di massima espansione che s’irradia dal nucleo più profondo.

La morte/risurrezione è un atto unico, il salto che spalanca l’orizzonte, travalica il tempo. Lo svettamento attraverso cui l’amore puro irrompe nella storia schiudendone i limiti. Cristo testimonia che l’amore è più forte della morte: «Sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte» (1 Giovanni 3,14). Lo strazio della croce porta sulla scena del mondo l’orrore da cui l’umanità rifugge, tutta la violenza occulta che grava sulla storia. Dà rappresentazione alla discesa agli inferi, all’aprirsi di un varco in quello stato chiuso alla luce in cui la coscienza si identifica con l’inganno della morte. Gli inferi costituiscono l’accumulo di emozioni nefaste che si agitano nel sotterraneo delle anime. Retroscena che non riguarda solo il tempo cronologico, ma anche quel tempo fermo che non scorre più e che non è l’eterno. Tempo doloroso che non si esaurisce quando il tempo donato è terminato, ma resta prigioniero dell’orrore che porta con sé e che non può in alcun modo consegnare per la determinazione accanita di una volontà che non vuole vedere.  Cristo vede e patisce tutto quello che vede. La croce rompe il muro, porta alla luce quello che si nasconde, mette a nudo il volto orribile dell’amore quando si trasforma in odio. Lo converte accogliendone la virulenza. Permette all’odio di conoscersi, di potersi guardare. L’odio cerca chi non lo teme per lasciarsi guardare. Solo chi non lo teme non si sottomette al suo falso potere. Non sottomettendosi lo depotenzia, lo smaschera, lo fa retrocedere. Il giusto crocifisso, che sembra sconfitto, vince la morte non sottostando al suo inganno. Gesù è stabile nella verità. Non fugge. Questo suo restare capovolge il mondo. Diviene il cardine della svolta salvifica. Stando, rompe la catena della maledizione che imprigiona la storia. Accettare la croce è percepire la forza salvifica di quel cardine irremovibile che fa conoscere insieme vita e morte come atto unico. Fa vivere il mistero della risurrezione qui e ora nella vita incarnata. Fa attraversare il buio rimanendo fedeli alla luce. La risurrezione non si identifica con le apparizioni di Gesù, queste però ratificano il dischiudersi della coscienza in coloro che lo amano. Lui è sempre lo stesso, come dimostra la trasfigurazione che precede la morte, cambia la potenzialità del vedere di coloro che lo amano. La risurrezione è una realtà dinamica sempre in atto che irradia amore puro, risveglia la coscienza alla prospettiva della vita eterna. «Se c’è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale, poiché sta scritto che il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita» ( 1 Corinzi 15, 44-45). L’evoluzione che spinge verso Cristo, quindi tutto l’itinerario della storia, culmina in quel passaggio che è la Pasqua. Non agisce sulla massa, come  le dottrine o le ideologie, per omologare. Trasforma dall’interno. Il contatto con l’amore puro, che è lo Spirito Santo, purifica, trasfigura. La risurrezione della carne equivale a quel processo di purificazione della struttura psicofisica che opera lo Spirito e che lentamente fa sorgere dal corpo carnale (psichico), un corpo spirituale. Richiede l’attraversamento della passione dal di dentro l’abbraccio dell’amore. Il grande passaggio può avvenire solo nell’ora in cui tutto è maturo, già pronto nell’invisibile per rendersi visibile nella vita incarnata. La risurrezione rivela la dimensione più evoluta della coscienza, il livello in cui tutte le informazioni potenzialmente presenti nell’energia sono acquisite. L’energia nello stato della risurrezione irradia amore puro. Ma c’è un pericolo che incombe. La risurrezione sta a Cristo, come la manipolazione e l’uso irresponsabile dell’energia nucleare sta all’Anticristo. L’umanità è a un bivio. Gesù è la risurrezione, ha la struttura psico-fisica idonea ad agire le più sottili potenzialità creatrici, opera miracoli, cose meravigliose. L’Anticristo usurpa queste potenzialità, se ne appropria in modo irresponsabile per le sue macchinazioni distruttrici. Risurrezione della carne (sarx) è uno stato dell’energia che la risurrezione di Cristo fa entrare nella creazione come suo stato permanente. «È necessario che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità» ( 1 Corinzi 15, 53). C’è un aprirsi di soglie, un espandersi di onde, che investe la coscienza. La risurrezione esprime l’ultima soglia, il cerchio di massima espansione che s’irradia dal nucleo più profondo. In quanto stato superiore essa non impedisce di ritornare a uno stato inferiore. Gesù si manifesta con il suo corpo risorto riprendendo le coordinate spaziotemporali. La continuità degli stati permette l’acquisizione permanente della memoria di ogni passaggio. Così nell’umanità rimangono impressi tutti gli stati dell’evoluzione che vanno a comporre il compimento. «Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio» (Atti 1, 3). La risurrezione amplifica il fluire dell’amore. Chi ama Gesù partecipa l’esperienza della risurrezione attraverso il canale dell’amore. L’anima più è accesa d’amore puro, più ne partecipa, s’avvicina alla soglia che spalanca il nuovo stato. Cristo chiama ognuno per nome: «Maria!» (Giovanni 20, 16). L’anima accesa nell’amore è conosciuta in quanto acconsente di farsi amare e l’amore essendole intimo, non può più separarsi da lei. La risurrezione è accessibile attraverso l’amore. Se rimaniamo nell’amore, l’amore ci conforma sempre più intimamente a se stesso. «Non mi trattenere!» costituisce l’invito a entrare nello stato più luminoso dell’amore. Un amore non più legato al finito, possessivo, ma un amore infinito, capace di amare al di là dei limiti spaziotemporali, di creare corpo fra tutti i viventi.

Fonte: L’Osservatore Romano – 8 aprile 2023

[Articolo qui riproposto per gentile concessione della direzione del quotidiano edito nella Città del Vaticano]