Paolo Mattei
Fa davvero sempre una profonda impressione, nonostante il tanto tempo trascorso, trovarsi davanti alle fotografie nelle quali l’“angelo con gli occhiali” (antonomasia di conio degregoriano) è immortalato in mezzo alla folla subito dopo i bombardamenti che colpirono Roma nel 1943. Sono passati ottant’anni dalle due estemporanee fughe volanti dal Vaticano intraprese da Pio XII nelle ore successive alla pioggia di fuoco che s’abbatté sui quartieri di San Lorenzo e di San Giovanni, rispettivamente il 19 luglio e il 13 agosto del 1943.
In quelle foto, l’ultimo Pontefice “romano de Roma” — nato il 2 marzo 1876 tra il rione Ponte e il rione Parione, in via degli Orsini, nei pressi di piazza dell’Orologio — appare e scompare, come barchetta bianca in mezzo a un mare livido e grosso, tra le onde agitate del popolo accorso nelle strade e nelle piazze della città sconvolta dall’attacco angloamericano. Da allora, da quella gente che implorava pace abbracciando il suo Papa, fu considerato per sempre il “Defensor Civitatis”.
È proprio questo appellativo “classico” a dare il titolo alla piccola mostra inaugurata ieri [il 28 aprile per chi legge, ndr] dalla Galleria Arte Poli e visitabile gratuitamente fino al prossimo 28 giugno nei locali della sede di Borgo Vittorio, dove, oltre alle famose foto cui s’è accennato, sono esposti oggetti e documenti che ripercorrono la storia di Eugenio Pacelli, dalle pagelle scolastiche rilasciate dal regio ginnasio Visconti all’immaginetta commemorativa della prima messa, dal diploma di laurea in Sacra Teologia al calice utilizzato per celebrare l’Eucarestia, dalla penna stilografica vescovile in piuma d’oca alla candida mozzetta papale di lana.
I tragici frangenti in cui Pio XII guidò la Chiesa, soprattutto fra il 1939, anno di elezione al Soglio pontificio, e la fine della Seconda guerra mondiale — periodo preso in esame tra l’altro dal cardinale Walter Kasper nel suo intervento di apertura dell’esposizione, in cui ha ricordato «il primo Papa che ho conosciuto di persona e sotto il cui pontificato, nel 1957, fui ordinato prete» —, sono rappresentati da un’interessante raccolta di materiale documentario, nel quale spiccano alcune missive di prigionieri di guerra che l’Ufficio informazioni della Segreteria di Stato del Vaticano si adoperò a inoltrare ai parenti ignari del destino di quei congiunti, smarriti nella tempesta della guerra o in fuga dalla furia persecutoria dei nazifascisti nella Città eterna.
La vicenda biografica di Pacelli — la formazione umana e intellettuale, la vocazione sacerdotale, l’intensa attività diplomatica come nunzio a Monaco e a Berlino e poi come segretario di Stato, e infine la sua azione pastorale da vescovo di Roma — è delineata in questa mostra in una fitta e approfondita narrazione storica riportata su alcuni pannelli espositivi, nei quali si dà ovviamente conto delle ostilità e delle polemiche storiografiche di cui fu vittima post mortem, rievocate anche da Kasper nel suo intervento.
Illustrando il periodo «difficilissimo e complessissimo» in cui Papa Pacelli esercitò il ministero petrino, il cardinale tedesco ha ricordato come l’avversione nei suoi confronti abbia avuto inizio soprattutto a partire dal 1963, anno in cui fu pubblicata l’opera teatrale di Rolf Hochhuth Il Vicario. «Quell’evento», ha spiegato il teologo, «rappresentò uno spartiacque. Prima di allora Pio XII era apprezzato come grande uomo di pace, anche grazie a quanto sotto il suo pontificato fu concretamente posto in atto da parte della Chiesa nella difesa degli ebrei perseguitati e degli oppositori del nazifascismo. Poi, per motivi soprattutto politico-ideologici legati al nuovo assetto mondiale postbellico, la sua immagine fu strumentalmente messa in discussione. E probabilmente lo sarà, purtroppo, fino all’“ultimo giorno”». Ma per la gente che se lo vide sbucare tutto solo in quei terribili giorni di guerra, Pio XII era senza ombra di dubbio l’«angelo con gli occhiali» sceso in strada a portare conforto al suo popolo che implorava la pace.
Fonte: L’Osservatore Romano – 29 aprile 2023.
Titolo originale: La città e “l’angelo con gli occhiali”.
[Articolo qui riproposto per gentile concessione del direttore del quotidiano pubblicato nella Città del Vaticano]
https://youtu.be/hFvH4kVJUxo