Sono figlio di un partigiano cattolico, che ha vissuto la prigionia con le SS, e questo ha inevitabilmente influenzato la mia formazione. Girando per le scuole e confrontandomi con ragazze e ragazzi, soprattutto negli ultimi anni della scuola, mi accorgo che molti di loro, ormai maggiorenni, sono già consapevoli di quell’esperienza e di quella pagina fondamentale della nostra storia.
La Resistenza, all’inizio, fu portata avanti da circa 50.000 giovani, per poi arrivare, con il Comitato di Liberazione Nazionale, a un massimo di 200-300.000 persone su una popolazione di circa 46 milioni. Un numero esiguo, eppure furono proprio quei giovani a rappresentare la nostra prima classe dirigente, imprimendo una direzione chiara alla nostra comunità . Grazie a loro, il Paese ha potuto ritrovare il proprio onore e voltare pagina.
Ma questo patrimonio di valori non può essere dato per scontato: dobbiamo rispettarlo giorno per giorno. L’uguaglianza tra cittadini non è solo un principio astratto, è la base della nostra responsabilità collettiva. A differenza delle generazioni precedenti, cresciute come sudditi di una monarchia, noi siamo cittadini e abbiamo il dovere di prenderci carico della storia di questo Paese.
Nessuno può nascondersi dietro alibi o delegare la responsabilità ad altri. La storia è nelle nostre mani, e l’uguaglianza non è solo un diritto, ma anche un impegno: ognuno di noi è chiamato a rispondere di ciò che accade, senza indifferenza né scorciatoie.
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