L’ultimo discorso di Visco, in Banca d’Italia inizia l’èra Panetta.

Il futuro dipende dagli investimenti produttivi. Riportiamo la parte finale dell’intervento - a fine pagina il link per il testo integrale - svolto ieri da Visco in occasione della Giornata Mondiale del Risparmio.  

[…] Dobbiamo soprattutto evitare di ripetere gli errori commessi in passato quando il nostro sistema produttivo si fece trovare impreparato dinanzi ai grandi cambiamenti portati dalla globalizzazione e dalla rivoluzione tecnologica. Per questa ragione investire è essenziale non solo per colmare le lacune pregresse, ma anche per essere pronti a cogliere le opportunità delle prossime “rivoluzioni” climatiche e digitali. Solo per questa via potremo tornare a crescere in modo stabile, lungo una traiettoria equilibrata e sostenibile capace di innalzare i livelli di occupazione e ricondurre la produttività su un trend crescente. Ciò consentirà di far aumentare anche le retribuzioni e dare giusta tutela al lavoro, in particolare delle più giovani generazioni, ed è questa, peraltro, la via principale per tutelare il risparmio. A lungo andare la sua remunerazione non può che dipendere dalle prospettive economiche di medio e lungo termine.

Il conseguimento di tale obiettivo non è responsabilità unica del Governo, è un’opera collettiva; ma la politica economica ha il compito di definire la cornice adeguata, fornire incentivi e rimuovere i freni all’attività produttiva, accrescere e mantenere elevata con opportuni investimenti la qualità delle infrastrutture pubbliche. Dal canto loro, imprese e famiglie, con al loro servizio un’intermediazione finanziaria equilibrata e attenta, devono essere pronte a investire per cogliere le occasioni offerte dal mercato e dalle nuove tecnologie.

Si tratta di un interesse comune, e di questo bisogna essere tutti consapevoli; tutti devono contribuire al cambiamento ricercando nuove e maggiori competenze. Da questo dipendono la sostenibilità dello sviluppo economico e sociale, la capacità di tutelare gli equilibri ambientali e di creare lavoro. Vanno poste in atto le condizioni affinché il risparmio, non solo nazionale, possa trovare in Italia adeguati sbocchi negli investimenti privati; così pure le risorse pubbliche, comprese quelle europee, vanno impiegate per porre solide basi per il ritorno su un sentiero stabile di crescita sostenuta.

Si tratta quindi, ricordando il Candide di Voltaire, di “coltivare il nostro orto” (“il faut cultiver notre jardin”). Ma nell’attuale contesto mondiale, in un mondo che di certo non è “il migliore dei mondi possibili”, è improbabile che possa bastare. È difficile comprendere oggi tutte le possibili conseguenze delle tensioni geopolitiche, che non accennano ad attenuarsi. Gli equilibri internazionali sono da tempo oggetto di riflessione, riflessione resa necessaria e guidata dai gravi shock che si sono susseguiti nell’economia mondiale negli ultimi quindici anni, nonché dai graduali cambiamenti di ordine demografico, economico e politico nei paesi avanzati e in quelli emergenti. La pandemia, la guerra in Ucraina e, ora, i drammatici eventi in Medio Oriente potrebbero deviare il corso di questo ripensamento e accrescere il rischio di una migrazione verso un mondo sempre più diviso in blocchi, con minori movimenti non solo di beni, servizi e capitale finanziario, ma anche di tecnologie e idee.

Il pericolo è grave. Non soltanto perché un mondo aperto è un formidabile motore per la crescita economica e per il contrasto della povertà, ma anche perché le grandi sfide che abbiamo di fronte non possono essere superate se non con un impegno crescente di tutti i principali attori politici, economici e finanziari a livello globale. Dunque è giusto tenere la casa in ordine, porre le condizioni per un ritorno duraturo a tassi più alti, ed equilibrati, di crescita dell’economia nazionale; è però oggi cruciale contribuire, a tutti i livelli, a salvaguardare, in tutti i modi in cui è realisticamente possibile, la cooperazione internazionale, mantenere vivo, riducendone le imperfezioni, il sistema multilaterale degli scambi, operare per la condivisione più diffusa possibile dei valori e dei principi fondanti della convivenza pacifica tra le nazioni.

Tale contributo va dato in primo luogo in Europa, della cui Unione siamo tra gli artefici principali. Oggi dobbiamo fare la nostra parte per completarne l’architettura istituzionale e migliorarne la governance. Non si tratta solo di dare un contributo politico o tecnico in una direzione o nell’altra; si tratta di accrescere la fiducia reciproca, lavorare insieme per un mondo veramente migliore. Un’Europa più forte e più unita, del cui progresso il nostro paese condivide la responsabilità, è la migliore assicurazione contro i grandi cambiamenti geopolitici in corso, la premessa ineludibile per far fronte con successo alle sfide globali che abbiamo di fronte. In ultima istanza è da questo che dipendono, insieme con l’impegno a fare al nostro interno ciò che si deve, la difesa del risparmio di cui qui oggi celebriamo la giornata, il suo impiego efficace nelle attività produttive, il ruolo cruciale che esso riveste per uno sviluppo sostenibile ed equo.

 

Per leggere il testo integrale

https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/interventi-governatore/integov2023/Visco-Acri-31.10.2023.pdf