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MALGRADO TUTTO LA POLITICA È DESTINATA A CAMBIARE: IL  BIPOLARISMO SI PUÒ SUPERARE.

 

Questo “bipolarismo selvaggio”, che continua a coltivare l’obiettivo di una violenta radicalizzazione della contesa politica italiana, è destinato prima o poi ad arrivare al capolinea. In sostanza, è necessario mettere in campo una iniziativa politica che sia in grado di garantire la governabilità, da un lato, e insieme un programma di governo altrettanto definito e realistico, dall’altro.

 

Giorgio Merlo

 

È ormai convinzione abbastanza diffusa che ciò che capita sino al 25 settembre difficilmente ci sarà dal 26 settembre in poi. Ora, sgombriamo il campo da ogni interpretazione forzata e da ogni fantasia, ma è indubbio che più passa il tempo e più emergono le contraddizioni politiche all’interno dei due schieramenti maggioritari. Ed è perfettamente inutile che il segretario del Pd inviti alla lotta senza frontiere contro il ritorno del fascismo quando tutti sanno, ma proprio tutti, che la demolizione e l’annientamento del nemico rientrano in una logica di “bipolarismo selvaggio” che non risponde più alle dinamiche concrete della politica italiana. E men che meno a ciò che capita realmente nella società italiana.

 

Perché è sempre più evidente che, al di là della propaganda elettorale, non saranno questi due schieramenti a garantire un seria guida al governo del paese. Se sul versante della sinistra si è dato vita ad una coalizione sbilenca e destinata oggettivamente a soccombere nelle urne, è altrettanto vero che l’unità apparente del centro destra nasconde una prospettiva politica diversa coltivata dai principali contraenti la coalizione stessa. Contraddizioni e diversità che emergono in modo sufficientemente palese negli stessi dibattiti pubblici che coinvolgono i diversi leader politici.

 

Ecco perché questo “bipolarismo selvaggio”, che continua a coltivare l’obiettivo di una violenta radicalizzazione della contesa politica italiana, è destinato prima o poi ad arrivare al capolinea. E questo per due motivi persin troppo semplici da richiamare.

 

Innanzitutto perché non si può governare una società complessa e una fase politica alquanto difficile e carica di incognite come quella contemporanea con un metodo politico che incentiva alla perenne radicalizzazione e al conflitto permanente. La strategia della “solidarietà nazionale”, seppur declinata in modo diverso di volta in volta, si impone sempre di più in un clima di profonda frattura sociale e con progetti politici dei vari partiti non ben definiti e fortemente radicalizzati tra di loro.

 

In secondo luogo perché con l’assenza di partiti che esprimano un forte pensiero politico – frutto di una precisa cultura politica – accompagnato da una altrettanto definita visione della società, è abbastanza naturale che questi cartelli elettorali non possano tranquillamente governare con autosufficienza ed esclusivismi aprioristici.

 

In sostanza, è necessario mettere in campo una iniziativa politica che sia in grado di garantire la governabilità, da un lato, e insieme un programma di governo altrettanto definito e realistico, dall’altro. Due condizioni che, oggettivamente, non sono compatibili con risse continue, con un clima da “ok corral”, con una contrapposizione violenta e frontale tra i vari schieramenti e, soprattutto, con una voglia di distruggere e annientare l’avversario/nemico. Ovvero, con le regole e la prassi che hanno contraddistinto questi anni di contrapposizione violenta fra i due schieramenti maggioritari.

 

Per questo dopo il 25 settembre arriverà il 26 settembre. E lì, forse, assisteremo ad una nuova ed ennesima stagione della politica italiana.

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