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martedì, 21 Ottobre, 2025
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Mattarella a Bruxelles: la civiltà europea e la sfida del futuro

A Bruxelles, nel brindisi di Stato, il Presidente Mattarella richiama le radici culturali e la missione democratica dell’Unione Europea

Nel Palazzo Reale di Bruxelles, durante la visita di Stato in Belgio, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha pronunciato un discorso di straordinaria densità culturale e morale. Un brindisi, più che formale, che ha saputo intrecciare la storia d’Europa con il destino della democrazia.

Il Capo dello Stato ha voluto anzitutto evocare «l’incontro tra l’Impero Romano e la Gallia Belgica», radice antica di una civiltà comune che nei secoli ha unito il continente. Non semplice omaggio alla storia, ma riconoscimento di un’eredità viva, quella che «pone le basi della comune civiltà latina e dell’eredità culturale che ancor oggi ci accomuna».

Dalle Fiandre al Rinascimento, la trama di un’unità culturale

Mattarella ha rievocato la grande stagione degli scambi tra «le città delle Fiandre e le Repubbliche marinare italiane», dove merci e idee circolavano insieme: «una fitta rete di relazioni commerciali che veicolava capitali, tecniche bancarie d’avanguardia e vivaci fermenti culturali».

Da quella sinergia nacque «un mecenatismo illuminato, motore dello splendore del Rinascimento», e il dialogo tra la pittura fiamminga e quella italiana, «due scuole che tanto hanno contribuito alla cultura europea».

Nel suo studio al Quirinale, ha ricordato il Presidente, «due arazzi fiamminghi tessuti per Margherita di Parma» testimoniano ancora oggi quel filo d’oro che lega le arti del Nord e del Sud, «un continente dove arte, cultura e scienza si diffondevano oltre i confini degli Stati».

L’Europa come scelta di pace e di progresso

La riflessione si è poi spostata sul presente, con toni che richiamano l’ispirazione più alta dei padri fondatori: «Poco meno di settant’anni fa, i nostri due Paesi hanno contribuito a unire il continente nel nome di valori comuni, di prosperità condivisa e di un futuro di pace».

Nel momento in cui «le Istituzioni europee si confrontano con sfide esistenziali», Mattarella ha riaffermato che Belgio e Italia, «forti della loro storia democratica», possono sostenere l’Unione contro chi vuole «porre in discussione i principi fondanti della nostra stessa convivenza pacifica».

«Non possiamo permetterci cedimenti», ha ammonito. «L’Unione è garanzia della libertà e del progresso dei nostri popoli».

“La guerra è un crimine”

Citazione alta e commovente quella di Henri La Fontaine, premio Nobel per la pace e fondatore della Società delle Nazioni: «La guerra è il diritto che i popoli si sono arrogati di essere giudici, parti e carnefici nella propria causa… ogni nazione che farà ricorso alla guerra dovrà essere considerata colpevole di aver commesso un crimine».

Con questo richiamo, il Presidente ha ribadito il senso ultimo dell’Unione: una costruzione politica che, tra «momenti felici e tragedie», ha saputo creare «l’area più vasta di democrazia e progresso sociale sin qui conosciuta».

L’Europa dei popoli e del lavoro

Infine, l’omaggio a Marcinelle, «luogo simbolo dell’animo e della dedizione di quanti, giunti dall’Italia e da altri Paesi europei, lottavano – attraverso il duro lavoro – per risollevare sé stessi e le loro famiglie».

Quel sacrificio, ha detto Mattarella, «appartiene alla storia europea».

Concludendo, il Capo dello Stato ha brindato «all’amicizia fra i nostri due Paesi», ma in realtà a qualcosa di più: alla speranza che l’Europa, ricordando le sue radici, ritrovi la forza di difendere i propri ideali.