Beh, allora è ancora possibile una politica che non faccia della radicalizzazione virulenta e spregiudicata la ragion d’essere del confronto pubblico. E il buon esempio, guarda un po’, arriva da due persone apparentemente agli antipodi – a livello politico e culturale – ma accomunate dalla volontà di affrontare seriamente i problemi che sono sul tappeto cercando, al contempo, di fornire delle soluzioni altrettanto concrete. Parliamo, come ovvio, di Giorgia Meloni e di Maurizio Landini. Due persone che si sono dimostrate coerenti e, soprattutto, coraggiose. La prima, la Premier, per la sua nota capacità di sfidare l’avversario storico sul terreno dei contenuti senza ritrarsi pregiudizialmente. Il secondo, il segretario generale della Cgil, per aver osato sfidare il suo corpaccione sindacale ancora fortemente intriso di pregiudizi personali e, marcatamente, di pregiudiziali ideologiche e politiche.
In effetti, con la loro iniziativa hanno contributo a mettere in difficoltà chi fa della radicalizzazione ideologica la sua ragion d’essere nella dialettica politica italiana. Nello specifico, la nuova leadership del Partito democratico che, recuperando la peggior tradizione della sinistra ex e post comunista italiana, individua nell’avversario politico il ‘nemico’ da delegittimare moralmente prima e da abbattere e annientare politicamente poi. Una tradizione, questa, che abbiamo conosciuto e sperimentato lungamente nel passato e che ha riproposto puntualmente quella deriva devastante degli “opposti estremismi” che, non a caso, ha segnato gli anni più bui e più tristi della nostra democrazia.
E l’iniziativa di Meloni e di Landini ha indubbiamente contribuito a spezzare quella spirale che, purtroppo, è stata riproposta in grande stile in questi ultimi tempi. Con l’accompagnamento, come da copione, della carovana giornalistica e mediatica che quotidianamente, attraverso gli ormai notissimi conduttori dei vari talk e gli editoriali degli altrettanto noti direttori, avallano e contribuiscono a creare quel clima di profonda ed incallita radicalizzazione della lotta politica.
Ora, non sarà affatto facile invertire la rotta. Anzi, con la recente elezione della Schlein e il ritorno della “piazza” usata come strumento di attacco e di delegittimazione del “nemico” politico, sarà compito delle forze politiche autenticamente democratiche e di tutti i movimenti che fanno del confronto e del dialogo la cifra distintiva della politica, alzare il tono e costruire un clima politico generale accettabile e costruttivo. Sotto questo versante, il nuovo Centro e, soprattutto, una nuova ed aggiornata “politica di centro” possono dare un contributo decisivo. Ma ci voleva un’apripista autorevole e significativo. E il confronto tra la Premier e la Cgil è stato, al riguardo, importante e significativo.