La nostra amatissima Meloni-Cleopatra, novella capitano, è alle prese con il pavimento scivoloso della plancia. Se la cava senza una slogatura ma con qualche piccolo livido, che si sa alle signore proprio non va. E voilà, per far passare lo spavento ai suoi e dimostrare di essere in piena forma fa una capriola stile salto “mortale”.
Primo scivolone sui sentimenti, raffreddati certo, ma pur sempre sentimenti. Sceglie di essere madre e donna indipendente, e non si avevano dubbi su questa scelta, anche se la ricordiamo occhi dolci qualche anno prima ricordare la canzonetta ultra romantica e appassionata che aveva sancito l’unione con il giornalista “infedele”. Nello standard dell’impero, se Cesare ti incorona capo della sua flotta sarà bene anche liberarsi di qualche zavorra, lasciata peraltro a terra.
Secondo scivolone, sulla lingua…e si sa le donne sono ciarliere e spesso, se opportunamente adulate, da infidi sornioni uomini, cominciano a raccontare anche l’irraccontabile, come se fossero tra amiche, nel consesso del quale si può dire di tutto ma proprio tutto. Perdonata per la mancanza di scaltrezza da capitano accorto, Cesare ha alzato il sopracciglio corrucciato e infastidito dallo scoprire che la sua Cleopatra sotto sotto è ancora una sempliciotta signora in vena di confidenze.
Terzo scivolone…il conto del tesoro dell’impero. Non che a Cesare mancassero i tesorieri e pure gli esattori delle tasse, ma Meloni-Cleopatra in gran spolvero e con tutti gli ufficiali presenta la sua idea di come spendere il tesoro dell’impero, come risparmiare, e su come guadagnare qualcosa glissa. Ma su questo punto l’attenzione di Cesare si punta con occhio di aquila. Sì, va bene risparmiare, che sono tempi di magra e la gente si sta lamentando molto, e va pure bene decidere come spendere i pochi soldi disponibili per continuare a sistemare l’impero, ma su come portare dei soldi a casa per incrementare la cassa, beh…qui non c’è uno straccio di idea, fanno notare gli uomini di Cesare. Meloni confida tutto nei soldi che arriveranno dalle casse dell’Alleanza che Cesare ha stretto con i Paesi confinanti, soldi abbastanza certi, ma di andare a cercare altre fonti di guadagno nel territorio imperiale nemmeno l’ombra. Perplessità e richiesta di chiarimenti doverosa da parte di Cesare, che per ora in un anno ha tirato fuori solo soldi e ricavato promesse.
E voilà il capolavoro! Per superare lo spavento preso in pochi giorni con le scivolate e dimenticare presto i lividi delle cadute, ma soprattutto per rincuorare i suoi che pronti nei primi soccorsi, poi si sono chiesti dubbiosi se il capo avrebbe retto e aveva la stoffa per andare avanti, la nostra Meloni-Cleopatra ha presentato alla ciurma tutta il papello di riforma del modo di governare la flotta di Cesare e controllare l’impero. Papello che aveva tenuto nascosto in attesa dell’occasione giusta per presentarlo: ora secondo lei questo era il suo momento e questo contava più di tutto. Al diavolo le sorti dell’impero, finché Cesare mi ci tiene sulla nave, avrà pensato, si può osare tutto.
I più scettici e navigati dell’impero hanno subito notato che in molti dei capitani passati si sono peritati nello scrivere questo papello delle regole ma si sono miseramente incagliati nelle secche o hanno proprio sfasciato la nave. Meloni confida nella tenuta del fasciame della nave (ottimo legno fornito dai maestri d’ascia di Cesare) e della ciurma tutta. La quale, avendo la pancia mezza vuota, ha poco interesse per una regola che non li riguarda adesso, ma se mai al prossimo imbarco/ingaggio, e cioè, a sentire il Capitano, tra quattro anni. Applausi per convenienza e un generico “sentiremo il popolo” smarcano la presentazione. Senonché Cesare, che oltre che astuto è anche orgoglioso, mostra di gradire poco la sortita di Cleopatra, e il popolo ancora meno, ovvero, come si direbbe, di questo progetto non sentivamo proprio la mancanza. Con un effetto non voluto dalla stessa Cleopatra, poco attenta ai mormorii della ciurma e dell’impero, ossia che Cesare la considera una mossa per metterlo all’angolo, costringerlo ad un qualche impegno concreto; e questo fatto, dopo tutti i soldi spesi per armare la nave, foraggiare la navigazione e le bizze del capitano e della ciurma, proprio sa di ingratitudine ai suoi occhi.
Il momento è sbagliato nonostante il rumore di gran cassa per tutto l’impero per presentare il papello delle regole come quello che ci mancava per vivere felici e contenti con governi duraturi e che non ci costringano ad andare spesso alle urne per rimediare e scegliere altri governanti. Meloni-Cleopatra, avrà considerato il fatto che il popolo si sia stancato di andare alle urne sia un buon motivo per fare delle regole atte a mandarceli ancora di meno, piuttosto che scegliere il dispendioso mezzo per portarceli di più alle urne. Ma Cesare sul consenso basa tutta la sua potenza imperiale e le consultazioni del popolo sono il sale della sua stessa forma di governo. Ora portarceli ogni cinque anni significa perderne di fatto il controllo (mossa pericolosissima per un politico come lui) e affidarsi ad una fiducia che si sa è tra i sentimenti dell’uomo una delle più instabili: in politica poi dura davvero poco. Il capitano Meloni-Cleopatra sa che nuove mappe per navigazioni sicure non arriveranno presto.
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