Mercato di bambini tra deportazioni d’assalto e deportazioni alla carta. Quando il futuro è amputato.

Adozioni forzate di bambini ucraini in Russia: il numero, secondo fonti americane, tocca ormai quota 6000. Al tempo stesso aumentano i viaggi della speranza verso l’Argentina da parte delle donne russe. Gli uomini, al contrario delle piante, possono vivere anche senza radici.

Se tira aria gelida e si è a corto di altro ci si può scaldare con un po’ di sano movimento. In pieno clima di guerra fredda sembra questo essere un espediente da non sottovalutare. Per non essere facili bersagli, la regola è spostarsi in continuazione. Riallocarsi è la formula per la salvezza e la vittoria. C’è qualcosa di crudele in ogni gioco di bimbi, così come nelle favole. C’è sempre un buono ed un cattivo, uno dei due sarà comunque soccombente. Nel gioco delle sedie se ne dispongono in fila, 4 su 5 concorrenti, che a tempo di musica corrono intorno ad esse. Appena la canzone prescelta finisce la sua parte, si deve essere lesti a sedersi. Uno fatalmente resterà fuori, escluso dalla compagnia. Per prevalere definitivamente sul nemico è necessario tagliarli le gambe, recidere le radici che lo tengono saldo nella sua posizione. Lo sa bene Kunta Kinte, il protagonista di una serie televisiva dove il rampollo di una famiglia africana del Gambia viene catturato per finire schiavo in Virginia. La sua discendenza troverà la libertà ma comunque in un’altra terra.

C’è un gran traffico tra l’Ucraina e la Russia. Non si tratta solo di missili che corrono puntuti da una parte all’altra lasciando scie monotone che fanno impallidire l’arcobaleno. 

Maria Lvova-Belova è la commissaria per i diritti dei bambini, che sta premurosamente preoccupandosi delle adozioni forzate dei bambini ucraini in Russia. Si tratta di orfani di guerra e di altri attinti dalle zone occupate e trasferiti in campi di rieducazione dove si insegna loro l’amore per la Russia. Fonti americane dicono di 43 campi in cui sono sparpagliati 6000 bambini. Sono creature sottratte alla loro terra, senza dire del possibile disagio di chi sia stato poi indotto con premi economici ad adottarli. Può essere comunque una nobile iniziativa per bilanciare il calo demografico che Putin avrebbe deciso in questo modo di fronteggiare. 

Da una parte si entra e dall’altra si esce. La Russia sembra essere un lavandino che non si riempie a causa di un tappo che non tiene. In questi tempi migliaia di donne russe intraprendono un viaggio della speranza in Argentina studiando, calcoli alla mano, il momento giusto per far nascere i loro figli in quella nazione. I vantaggi sono indubbi. La possibilità di accesso per i loro figli, per gli anni a venire, a 171 paesi del mondo senza visto, contro gli 87 paesi in cui i cittadini russi oggi possono andare. Per i genitori anche l’opportunità di ottenere la cittadinanza argentina e, se occorresse, sottrarsi alla madre patria in cui le cose non si stanno mettendo bene.

C’è un tarlo che non smette di fare il suo dovere. Prima o poi tornerà la pace. Prima o poi i bimbi rieducati è possibile che tornino, da adulti, secondo un richiamo di natura, a far visita alla terra di origine e saranno marchiati come bastardi, comunque gente da cui guardarsi. Quelli che invece resteranno dove sono cresciuti, godranno presumibilmente della stessa fama. Chi semmai deciderà di insediarsi in Argentina avrà la stessa sorte di sospetto, mentre nella “Patria Russia” verranno probabilmente battezzati con il timbro di “Argentinos” o qualcosa di simile. Gli uomini, al contrario delle piante, possono vivere anche senza radici. Piuttosto che di una morte, potremmo parlare di una vita apparente. 

A Kunta Kinte, per impedire l’ennesimo tentativo di fuga, è mutilato un piede. Sui due confini a troppi bimbi del mondo è già stato amputato il futuro. Presaghe le parole finali di una antica conta che tutti accomuna in un ugual destino: “E tutti giù per terra”.