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domenica, 15 Giugno, 2025
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Mezzogiorno cislino, allegoria di un’azione di governo. Ma quale?

Luigi Sbarra sottosegretario per il Sud: ironie inevitabili e interrogativi sul futuro. C’è da chiedersi dove sia oggi la scia luminosa dei sindacati che meriti di irradiare governo e opposizione.

Una storia lunga, dalle ACLI alla CISL

Si legge che l’acronimo CISL si traduce in Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori. La CISL prende origine ufficialmente nell’aprile del 1950 a partire dalla LCGIL (Libera CGIL), sindacato nato per scissione dalla CGIL nel 1948 su iniziativa di una corrente di ispirazione cristiana guidata dalle ACLI (Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani).

Fa sorridere l’antefatto che fa subito pensare ad una CGIL schiava di qualcuno, dalla quale doversi necessariamente svincolare.

C’è un costume antico per cui anche nella Prima Repubblica i segretari di quel sindacato, al termine del loro incarico, sono sempre traslocati in questo o quel partito, liberi di sceglierlo senza più addosso il fardello di una divisa che ne ventilasse una indipendenza dalla politica.

Il fianchetto di governo

Del resto, prima di Sbarra, precipitati nel gorgo della politica – secondo una robusta tradizione – Savino Pezzotta, Sergio D’Antoni ed altri ancora, e non solo nella CISL.

Alla fine della sceneggiata si fa prima a dire che ogni sindacato gioca da fiancheggiatore a questo o quel marchio politico, senza che ci sia alcuno scandalo da denunciare o che si levino sollevazioni di piazza.

Negli scacchi, così come nella vita, fare da fianchetto significa avere un controllo centrale della situazione, dando la possibilità all’alfiere di potersi sviluppare più efficacemente.

Nel nostro caso l’alfiere è stata Giorgia Meloni, che in questi giorni ha nominato Luigi Sbarra sottosegretario alle Politiche per il Sud.

Uomini, partiti e poltrone

Se ne legge un commento non proprio entusiasta di Annamaria Furlan, che prima di Sbarra è stata segretaria nazionale della CISL. Al termine del suo incarico si è prima accasata nel PD e poi in Italia Viva.

Anche lei non sembra aver brillato per immediata chiarezza di idee su dove collocarsi, ma anche su questo è inutile dolersi.

A Sbarra non sarebbe giusto sbarrare il passo e il suo nome non è tantomeno da barrare con la croce per depennarlo dall’elenco di quelli che si danno da fare per dare un contributo di idee e di azioni a favore del nostro Sud.

Sembra sempre che, in omaggio alle debolezze umane, sia bene occupare una poltrona per non impoltronirsi. Scritta in altro modo: è il desiderio di arricchire con la propria esperienza la politica, spesso a corto di qualità. È il dovere di trasmettere il sapere accumulato in tanti anni di lavoro mettendolo a disposizione del Paese.

C’è solo da chiedersi dove sia oggi la scia luminosa dei sindacati che meriti di irradiare anche governo e opposizione. Ma questa è un’altra storia.