10.7 C
Roma
giovedì, Febbraio 13, 2025
Home GiornaleMondoperaio | Dopo Berlusconi, amico di Craxi, quale futuro per i socialisti?

Mondoperaio | Dopo Berlusconi, amico di Craxi, quale futuro per i socialisti?

La crisi del sistema politico ha cambiato l’Italia. Forse oggi c’è spazio per una forza social-riformista. Di seguito la parte conclusiva dell’articolo di Acquaviva e il link per il testo integrale.

Tra il 1983 e il 1987, Craxi seppe utilizzare il ruolo di capo del governo con profitto ed autorevolezza per introdurre rapporti di forza e nuove regole di governabilità nel “Sistema Italia”, capaci di favorire una effettiva capacità di governo, utile a sgombrare la fitta rete di ostacoli che all’interno ne impedivano lo sviluppo e la modernizzazione. Tra l’altro rendendo così possibile e praticabile una grande politica estera, né marginale né subalterna ma fondata costantemente su di una grande autorevolezza.

 

Quel Presidente del Consiglio socialista era allora, nel decennio degli anni ’80, portatore di un consenso misero, appena superiore all’11%. E doveva fare i conti tutti i giorni con due formidabili castelli turriti, protetti e sostenuti da una pluralità di alleati, che dominavano tutta la politica. Il fatto è che quel personaggio, non solo aveva una grande fantasia politica, aiutata da una testa ben dura, da un coraggio adamantino e da un entusiasmo trascinatore; era anche un socialista figlio del partito, connaturato nella sua storia, espressione della sua cultura migliore, che aveva piegato anche il sano decisionismo che era parte della sua natura al confronto e alla partecipazione di molti. 

 

Per queste ragioni, e forse anche per la sua stanchezza, Craxi non fu in grado di rovesciare il tavolo della politica quando una trappola tutta partitocratica come il “patto della staffetta” gli sbarrò la via alla ratifica popolare del suo operato di statista, che un giornale nemico stimò allora, nella primavera del 1987, essere oltre il 65%. A buttare all’aria tutto ci voleva un populista e questo non poteva “purtroppo” essere il socialista Craxi, qualsiasi cosa ne pensassero De Mita, Berlinguer e successivamente i loro eredi che, opponendosi al suo disegno, contribuirono di fatto a costruire quella passerella che fece arrivare al potere Berlusconi passeggiando sul crollo dei partiti. Alla fin fine, ciascuno raccoglie quello che ha seminato: vale per Berlusconi, vale per Craxi. 

 

La questione che oggi è davanti a noi, anche in ragione della ridondanza non usuale che si è voluto assegnare alla vicenda di questi giorni, e cioè mettendo nel conto anche le conseguenze politico-propagandistiche del dopo-morte di Berlusconi, è se questa storia possa essere raccontata e vissuta senza sotterfugi e quindi tornare a dare buoni frutti. La crisi del sistema politico che stiamo attraversando da quasi trent’anni ha cambiato l’Italia nel profondo, come pur- troppo siamo costretti a constatare ogni momento. Forse anche da noi la nascita di un cosiddetto partito dei moderati, addirittura sulle ceneri di una esperienza che puzza di postfascismo, potrebbe essere un segnale di stabilizzazione, capace, almeno potenzialmente, di esprimere un governo in grado di fare e di realizzare, magari mettendo in campo una discreta gestione dell’ordinarietà. 

 

Come, sulle ceneri di quello che è stata la sinistra in questi tre decenni – con tutte le sue vaghezze, forzature ed al netto delle ingiuste e colpevoli esclusioni – può crearsi lo spazio, ma anche le condizioni pratiche, per ricostruire una forza di socialismo democratico e riformista, moderna e plurale, capace di entusiasmare anche i meno vecchi di noi, vivere il presente e forse anche prepararsi a governare il futuro. Ma sono necessari comportamenti limpidi e vanno dette parole di verità: soprattutto da parte di quelli che furono un tempo democristiani e comunisti in particolare. Per tutte queste ragioni, anche alla luce dell’interpretazione che mi sono permesso di avanzare sulle vicende connesse con la morte di Berlusconi, io mi confermo nella opinione che il giudizio e l’utilizzo dell’esperienza dei socialisti di Craxi, lo si voglia o no, è uno spartiacque ineludibile ed insieme una grande risorsa.

 

Fonte: Mondoperaio (6-7/2023).

 

Per leggere il testo integrale