La piazza dei 5 Stelle e il congresso della Lega offrono uno spaccato degli opposti populismi che gravano sul Paese. Da un lato, assistiamo al pacifismo demagogico sbandierato da Giuseppe Conte, stigmatizzato con lucidità da Pina Picierno (Pd). “Raccontare un’Europa matrigna che soffia sul fuoco della guerra, di un’Europa che affama, che si appresta a finanziare 27 eserciti nazionali, ignorare i massacri di Putin in Ucraina significa utilizzare ancora una volta il populismo come cifra. Non possiamo permettercelo perché le sfide che abbiamo davanti meritano serietà e attenzione”, ha giustamente ammonito la vicepresidente del Parlamento Europeo. Un approccio che ignora la complessità dello scenario internazionale e le responsabilità di chi aggredisce, proponendo una neutralità illusoria e pericolosa.
Dall’altro lato, non meno allarmante è l’antieuropeismo che continua a serpeggiare nel partito di Salvini. Enrico Borghi ne mette in luce la narrazione distopica e contraddittoria: “Al congresso della Lega – spiega l’esponente di Italia Viva – Musk annuncia ‘uccisioni di massa’ nell’UE (esattamente da chi, per quale motivo, quando?), smentisce Trump e gli stessi leghisti da sempre contrari al libero scambio”. Un cortocircuito logico e politico che si accompagna a dichiarazioni divisive e a un clima di costante tensione interna al governo. La critica di Borghi evidenzia la superficialità e la strumentalizzazione di temi complessi per raccogliere consenso a buon mercato, spostando decisamente a destra l’asse della maggioranza di governo.
In questo scenario polarizzato, tra un pacifismo ingenuo che rischia di consegnare l’Ucraina al suo aggressore e un antiuropeismo sterile che mina la credibilità internazionale dell’Italia, esiste un’Italia di mezzo. Un’Italia fatta di cittadini che riconoscono la necessità di un’Europa unita e forte, capace di difendere i propri valori e di giocare un ruolo attivo nella promozione della pace e della stabilità globale. Un’Italia dunque che non si riconosce nelle semplificazioni populiste, comprende la complessità delle sfide geopolitiche e ambisce a una proiezione non equivoca sullo scenario internazionale.
Questa Italia di mezzo, oggi lontana dall’essere adeguatamente rappresentata, aspira a una politica estera seria e responsabile, ancorata ai valori fondamentali della democrazia e del rispetto del diritto internazionale. In definitiva, un’Italia che ha bisogno di una coalizione originale, tutta da inventare, che superi le vecchie contrapposizioni politiche e immunizzi il “sistema Paese” dal virus populista. Bisogna insomma costruire una maggioranza solida e credibile, in grado di affrontare le sfide del presente con serietà, competenza e una visione chiara del futuro del Paese in un contesto globale in rapida evoluzione.