No alla GPA, salviamo l’uomo dal mercato dell’umano.

La genesi umana biologica viene messa in discussione da pratiche come la maternità surrogata in varie forme, tra cui la più estrema è la gestazione per conto d’altri (GPA) o altrimenti detta utero in affitto.

“Ma a chi assomiglia? Ha il naso della mamma ma gli occhi sono della nonna paterna, non vedi!”. Quando nasce una creatura i familiari stupiti cercano subito di cogliere le somiglianze fra i membri della famiglia di cui fa parte. È un bel momento che ripete la nostra genesi tra femminile e maschile. In seguito, crescendo, la creatura riconoscerà nei propri lineamenti e carattere l’eredità della propria identità. Un patrimonio che fonda il suo essere e su cui costruirà il suo futuro. È stato cosi per me, per chi mi pubblica e per chi legge. Una vita biologica e valoriale che conosciamo e che possiamo tramandare. È la storia delle genesi umana da Adamo ed Eva, passata dall’homo sapiens e per tanti antenati che non conosciamo per giungere sino a noi ove la memoria e le foto sbiadite ci aiutano a ricordare la concatenazione dei nostri legami. 

Questa trama è lo statuto della vita che anima la Costituzione. Il principio personalista che evidenzia la precedenza sostanziale della persona (intesa nella componente dei suoi valori, bisogni non solo materiali ma anche spirituali) rispetto allo Stato che è al suo servizio e non viceversa. La persona nella sua integralità. Siamo figli di leggi naturali, ma fino a poco tempo fa non avevamo capito questa stretta correlazione e cosi siamo divenuti dominatori del creato. Oggi che assistiamo agli impatti dello stravolgimento dell’ambiente pare che abbiamo compreso il disastro della concezione antropocentrica. 

Tutto si tiene, cosi dice la natura che non mente mai. Papa Francesco l’ha sintetizzato nel principio dell’ecologia umana integrale. Dovrebbe essere tutto logicamente chiaro e bello. E invece pare di no, oggi la genesi umana biologica viene messa in discussione da pratiche come la maternità surrogata in varie forme, tra cui la più estrema è la gestazione per conto d’altri o altrimenti detta utero in affitto che “offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane” (Cassazione, sentenza 38162/2022). Pratiche che cambiano le logiche di concepimento arrivando a negare al nascituro tutta o una parte della sua identità. Oggettivamente una violazione del suo diritto sacrosanto di sapere da chi è stato generato, come e perché. Più volte Papa Francesco ha denunciato la pericolosità di queste pratiche figlie della cultura “gender” più estremista che nega il principio di genitorialità biologica sintetizzato nello slogan “love is love”, cioè genitori sono coloro che amano i figli e non coloro che li fanno. Una scissione dalla carne e sangue densa di gravi incognite sulla ripercussione che avrà sui bambini. Una estremizzazione del principio di autodeterminazione e soddisfacimento dei propri desideri che, utile dirlo con chiarezza, è anche spinta da potenti logiche economiche del capitalismo più bieco. Il mercato dell’umano causato dal liberismo procreativo è la nuova frontiera dell’avidità. 
Già nel 1883 Karl Marx preconizzava: “Venne infine un tempo in cui tutto ciò che gli uomini avevano considerato come inalienabile, divenne oggetto di scambio, di traffico, e poteva essere alienato”. Queste richieste caldeggiate da movimenti dalla sinistra libertaria dividono i progressisti, già nel 2014 la gauche francese di Delors, Jospin, Bové e tanti altri si oppose per analoghi motivi. Pare un controsenso battersi contro la manipolazione dell’ambiente per poi consentire quella dell’uomo. Se questa logica continuerà allora presto tutto sarà consentito, dall’eutanasia senza limiti alla selezione genetica. Ci sarà quindi una bella gara nel mercato a offrire servizi al miglior prezzo possibile.  Salvare l’umano nell’uomo, è la sfida del terzo millennio.