Non dobbiamo ignorare che esiste anche un populismo di governo

Il grillismo ha fatto molti danni. Al contempo, la Lega salviniana è un modello di come si possa declinare una strategia populista dal piedistallo governativo. Il populismo è una malapianta da estirpare.

Non dobbiamo ignorare che esiste anche un populismo di governo

Il populismo, come ben sappiamo, continua a serpeggiare nel sottosuolo della politica italiana. E non solo nel sottosuolo, purtroppo. Una malapianta che ha radici antiche nel nostro paese ma che si è affinata negli ultimi anni dopo l’irrompere violento ed aggressivo del grillismo. Populismo che, molto semplicemente, è la negazione della politica, dei suoi istituti, dei suoi valori costituivi e delle modalità organizzative che accompagnano ed arricchiscono la politica stessa. Non a caso, con il grillismo sono scomparse le tradizionali categorie della politica – destra, sinistra e centro -, sono state azzerate le culture politiche, si sono affermati con prepotenza il trasformismo e

l’opportunismo politico e parlamentare, è tramontata l’autorevolezza e la qualità delle classi dirigenti e, in ultimo, è tramontata la credibilità e il ruolo dei partiti. E il grillismo populista, al di là dell’attuale gestione di Conte, sempre più misteriosa ed enigmatica rispetto alla cultura che lo ispira e alla concreta prospettiva politica che persegue, stenta ad essere definitivamente rimosso dalla cittadella politica italiana.

Dopodichè, se i 5 Stelle rappresentano la versione ufficiale e più accreditata del populismo anti politico, qualunquista e demagogico nell’esperienza politica italiana, è altrettanto indubbio che questa malapianta ha contagiato trasversalmente l’intera politica nazionale. Del resto, se il Pd della Schlein individua proprio nei 5 Stelle l’interlocutore privilegiato e quasi esclusivo per costruire una prospettiva politica, e duratura, nel nostro paese, significa molto semplicemente che si considera il partito di Grillo e di Conte un sicuro ancoraggio per dispiegare il proprio progetto politico. Ovvero, e detto in altri termini, si condivide non solo la medesima prospettiva politica ma anche, e soprattutto, lo stesso universo valoriale. Il cemento post ideologico populista che lega in modo indissolubile l’attuale Pd con i 5 Stelle, al di là delle finte schermaglie e dei tatticismi quotidiani, è anche la conferma che il populismo è in buona salute ed è più in forma che mai.

Al contempo, è anche bene ricordare che esiste un populismo di governo. E cioè, atteggiamenti, comportamenti, scelte e decisioni politiche e legislative che si basano, appunto, sulla sub cultura populista e demagogica. È appena il caso di ricordare che la Lega salviniana, al riguardo, è quasi un modello di come si possa declinare una strategia populista anche dal piedistallo governativo. E del resto, il primo governo Conte registrò la perfetta unione tra i due principali populismi del nostro paese, seppur con forme e modalità diverse le une rispetto alle altre. Ma sono anche alcune scelte dell’intero Governo di centro destra che confermano, in modo persino plateale, che il populismo continua ad essere tranquillamente praticato.

Ecco perchè, se si vuole riscoprire la politica, il suo ruolo e la sua funzione nella società contemporanea, rilanciare le sue storiche e sempre attuali categorie recuperando, al contempo, quelle culture politiche che sono decisive per non abbandonare la stessa politica alla improvvisazione e alla casualità – che restano i pilastri della esperienza grillina – non si può non respingere definitivamente ed irreversibilmente la malapianta della deriva populista e radicalmente anti politica. Anche su questo versante, per non dire soprattutto su questo fronte, si gioca la sfida del Centro e di una vera e credibile ‘politica di centro’ per ritornare protagonista nella cittadella

politica italiana.