Roma e Sora Lella, il dilemma della valenza pubblica.

A 30 anni dalla morte di Elena Fabrizi l’Associazione “Le donne di Roma” ha proposto di erigere un busto in suo ricordo. Contraria la Sopraintendenza - pare - per mancanza di “valenza pubblica”.

Ci sono situazioni in cui il cuore si accorda con difficoltà alle decisioni prese dallo Stato che potranno avere una loro plausibile ragione ma contro un primo istintivo sentimento. Ci sono notizie di prima fila e quelle con minore ribalta che però lasciano il sapore di un amaro in bocca malgrado siano in posizione di retrovia.

Roma è una città che non manca di bellezze artistiche monumentali e quindi si può comprendere l’ammirazione di un turista che faccia passi per le vie della Capitale incrociando i suoi mille tesori.

Anche i suoi cittadini, da sempre abituati a tanta bellezza, avrebbero diritto a qualcosa che sia piuttosto per loro, che invece oggetto di godimento per il visitatore di turno.

L’Isola Tiberina ha una storia singolare come tutte le storie che hanno un loro indubbio passato. La leggenda che l’accompagna racconta che sia stata formata dai covoni del grano mietuto a Campo Marzio e gettati nel Tevere al momento della ribellione contro Tarquinio il Superbo, poi spodestato.

Senza sprofondare nel baratro dei secoli addietro, da agosto 2023 ricorrono i 30 anni dalla morte di Elena Fabrizi, per tutti Sora Lella. Di grano, di pasta e di ogni altro cibo la nostra Sora Lella era una grande esperta essendo stata, oltre che abile attrice, anche una capacissima cuoca vantando un suo ristorante proprio sull’isola Tiberina.

Ora è accaduto che la Associazione “Le donne di Roma” ha proposto che si potesse erigere un busto in ricordo di Sora Lella da collocare vicino al locale che gestiva e dove le pietanze romane si compiacevano di essere cucinate. La Soprintendenza ai Beni culturali pare che abbia opposto un rifiuto motivandone la carenza di “valenza pubblica”.

Sono ignoti i parametri di riferimento che possano configurare la sostanza di una valenza di tal genere. Certamente si obbedirà ad una serie criteri tecnici dei quali di volta in volta si dovrà accertare o meno la ricorrenza e la rispondenza.

Se invece la valutazione fosse di tipo invece discrezionale, con una libera interpretazione di ciò può avere una rilevanza pubblica, allora potrebbe esserci qualcosa da eccepire.

In ogni caso, nulla a che vedere con il titolo di quel film “Vizi privati e pubbliche virtù”.

Torna comodo un proverbio latino che meriterebbe di essere resuscitato per il significato di garbo che portava nell’essere pronunciato. “ Valeo si vales”,  che potrebbe tradursi in un “se tu stai bene, sto bene anche io”. Ancor più per esteso nelle aperture delle lettere latine era possibile leggere la delicata premessa “Si vales, bene est. Ego valeo”. Se stai bene, è cosa buona. Io sto bene.

Il termine “valenza” deriva dal latino tardo e indica sia la forza che la abilità e deriva dal verbo “valere”.

Mettendola su questo piano, ci è difficile pensare che Sora Lella non abbia espresso un suo portato di valore nell’arte del cinema, che, per inciso, le ha riconosciuto un Nastro d’Argento ed un David di Donatello, oltre che in quella di maestra della tradizione cuciniera della sua città.

Se non bastasse, molto di più è la carica di simpatia umana, icona di una scanzonata romanità, che non può esserle in alcun modo contestata e disconosciuta. Ecco perché potrebbe sperarsi in un ripensamento di quella autorità che ha una sua indubbia competenza in materia ma che non dovrebbe però spegnere un afflato popolare che chiede riconoscimento alla emblematica figura di Sora Lella.

Può darsi che all’esito della decisione lei abbia avuto un motivo di disappunto. Comunque, non sarebbe certo caduta nella polemica e nella logica di una contrapposizione dei paladini in suo favore, schierati in opposizione ad un potere contro la statua che potesse celebrarla.

Mutuando dalla risposta data a Carlo Verdone quando le chiese di fare l’attrice, forse oggi, apprendendo la bocciatura della Soprintendenza commenterebbe: ” Ma me stai a cojonà o stai a ddi su serio?”.