Non essere subalterni, questa la sfida dei cattolici democratici e popolari.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Impegnarci tutti insieme - spiega l’autore - alla raccolta delle firme necessarie per la presentazione di una lista alle europee, può e deve rappresentare l’occasione per verificare quanti siamo.

A quegli amici che negli anni ’70-’80 dopo la Dc tentavano l’avventura nel Pci, Carlo Donat Cattin ricordava che in quel partito è sempre il cane che muove la coda. Un aforisma che se vale per la sinistra si conferma quanto mai attuale anche per la destra oggi al potere.

Quelli che hanno fatto l’esperienza nel Pd hanno potuto accertare sulla propria pelle la fondatezza di quel monito, ma la stessa condizione è quella vissuta dai vari ex Dc, oggi vassalli di Forza Italia o della Lega. Solo il vecchio “fico del bigoncio”, Rotondi, pur di galleggiare, continua a sostenere l’assurda teoria del partito della Meloni come nuova Dc 2.0.

Nonostante tutto ciò e i molti tentativi sin qui compiuti per la ricomposizione politica dell’area cattolica, alla vigilia delle prossime elezioni europee, gli ex Dc e Popolari si dividono tra chi cerca una facile candidatura in una lista di destra o di sinistra e chi, come Iniziativa Popolare, sollecita una lista unitaria dei cattolici, raccogliendo insieme le firme necessarie per la sua presentazione.

Se l’obiettivo principale fosse quello di inviare qualche rappresentante al Parlamento europeo, la scelta più facile dell’inserimento in una delle liste d’area sarebbe comprensibile. In quel caso, però, si dovrebbe chiarire l’esito successivo di quella scelta, considerate le diverse e opposte opzione che destra e sinistra si accingono a compiere sul piano europeo. La sinistra, divisa tra la fedeltà al Pse e i renziani già accasati con “En marche”, il partito di Macron; la destra, altrettanto divisa tra le opzioni della Meloni (conservatori con Fitto?) o estrema destra con Salvini. Sono entrambe posizioni incompatibili per noi Dc e Popolari con i quali, fedeli alla migliore tradizione europeista dei padri fondatori Dc, riteniamo sia il PPE la nostra casa madre di riferimento.

Oggi quell’area è ben presidiata da Forza Italia, grazie alla scelta che, a suo tempo, compì Berlusconi, sollecitato da due democristiani di razza, come Sandro Fontana e don Gianni Baget Bozzo. È la scelta che Cuffaro ha già deciso di far compiere alla “sua” Dc, divenuta feudo ben presidiato dal consenso siciliano, conseguente a quelle da lui già compiute in sede regionale con tutta la destra.

Gli amici di Tempi Nuovi, per bocca di Fioroni, sembrano ambire a un’alleanza con ciò che rimane del Pd renziano. Una prospettiva assai lontana da quanto l’amico Merlo va descrivendo con i suoi ottimi articoli sulla storia e la tradizione politica della sinistra sociale democratico cristiana.

Restano gli amici di Insieme (Infante) e di Base Popolare (Mario Mauro, Quagliariello, De Mita) e quelli coordinati dall’On.Tarolli e gli oltre cinquanta firmatari dell’atto costitutivo della Federazione dei Dc e Popolari presieduta dall’On. Gargani. Infine dobbiamo valutare il ruolo che possono e debbono svolgere, con la vasta area di movimenti, gruppi, associazioni dell’area cattolica, le numerose casematte democristiana nate dalla diaspora post ‘93 tuttora dolorosamente in atto.

Credo, però, che rispetto a quest’obiettivo dell’elezione di un deputato al parlamento europeo, sia molto più importante quello di avviare il progetto di ricomposizione politica dei cattolici, convinto come sono, che un centro democratico, alternativo alla destra nazionalista e falsamente sovranista e alla sinistra ridotta a partito radicale di massa, non possa nascere senza l’apporto di una forte componente cattolica: democratica, liberale e cristiano sociale. Ecco perché impegnarci tutti insieme alla raccolta delle firme necessarie per la presentazione di una lista alle europee, può e deve rappresentare l’occasione per verificare quanti siamo, su chi possiamo effettivamente contare e preparare, in tal modo, una mobilitazione dal basso, premessa indispensabile per poter partecipare alle successive elezioni regionali, provinciali e comunali e a quelle delle prossime elezioni politiche.