Oltre gli indipendenti di sinistra e le testimonianze individuali a destra

Di fronte a questi due scenari una possibile ‘terza via’ può ridare peso, ruolo e significato all’impegno politico dei cattolici. Dunque, occorre rafforzare e rilanciare una autentica “politica di centro”.

Ci sono due modalità concrete di comportamento dei cattolici impegnati in politica nella stagione storica contemporanea. Due modalità che ci spingono, però, alla ricerca di una strada, ovvero una sorta di una “terza via” per ridare voce significato a questa presenza. Non per differenziarsi, come ovvio, ma come possibilità per continuare ad essere coerenti con la nostra storia, la nostra

cultura e i nostri valori che restano di una bruciante attualità e di una straordinaria modernità anche nell’attuale fase politica italiana.

Ma, per fermarsi ai primi due modelli, si possono molto semplicemente sintetizzare così. Da un lato abbiamo la riproposizione della tradizionale e ben nota esperienza nella storia politica italiana, dei cosiddetti “cattolici indipendenti di sinistra”. Ovvero di quei cattolici che militano in un partito di sinistra e che si limitano ad avere un ruolo del tutto ornamentale ma utile per confermare la natura “plurale” di quel partito. Durante la stagione della prima repubblica, erano i cattolici all’interno del Pci a cui venivano gentilmente, e puntualmente, concessi una manciata di seggi parlamentari in un patito che aveva un’altra cultura politica, un’altra prospettiva politica e un altro universo valoriale rispetto alla storia e alla tradizione del cattolicesimo popolare e sociale.

Mutatis mutandis, è la medesima situazione dei Popolari presenti oggi nel partito della Schlein. E cioè, un partito, e del tutto legittimamente dopo l’esito delle primarie di inizio anno, chiaramente e strutturalmente di sinistra. O meglio, un partito espressione della sinistra radicale, massimalista, estremista e libertaria del nostro. Appunto, con una cultura, un progetto politico e un universo valoriale radicalmente diverso per non dire alternativo rispetto alla cultura e alla tradizione del cattolicesimo popolare e sociale del nostro paese.

Per questi motivi la corrente di Delrio e compagni nel partito della Schlein anni è la semplice riproposizione, seppur in forma aggiornata e rivista, della storica e gloriosa esperienza dei “cattolici indipendenti di sinistra del Pci”.

L’altra modalità, non molto dissimile da questa, è quella degli amici Popolari ed ex democristiani all’interno dei partiti dell’attuale centro destra. Ovvero, presenze politicamente importanti e significative ma del tutto personali e quindi, seppur al di là della singola buona volontà, del tutto ininfluenti se non addirittura irrilevanti.

Ora, per non limitarsi a fotografare passivamente la situazione, e di fronte a questi due scenari persin oggettivi nonchè plateali, una possibile ‘terza via’ per ridare peso, ruolo e significato all’impegno politico dei cattolici non può che essere quella di rafforzare una “politica di centro” e un luogo politico centrista, dinamico, plurale, moderno, riformista e di governo. Dove, però, la cultura e la tradizione del cattolicesimo popolare e sociale non si limitino a fare “lo specchietto per le allodole”, come si suol dire. Certo, non è una operazione affatto facile e né semplice, anche perché si tratta di un luogo politico significativo e ben presente nella società italiana – come ci raccontano quasi tutti i giorni gli stessi sondaggisti – ma che va ancora riorganizzato nel suo

naturale perimetro politico, culturale e programmatico. Un luogo che richiede un progetto definito – e questo è l’unico aspetto chiaro – contro il “bipolarismo selvaggio” della destra sovranista e della sinistra radicale e massimalista ma, soprattutto, un profilo organizzativo e stabile del partito

di riferimento. E, su questo versante, c’è ancora molto da lavorare. E, probabilmente, dopo il voto delle prossime elezioni europee, il quadro sarà più chiaro per far decollare definitivamente questo soggetto politico.

Comunque sia, e al di là dell’azione politica concreta che sarà intrapresa, l’unica cosa certa è che continuare a scimmiottare i “cattolici indipendenti di sinistra” da un lato e le presenze testimoniali e personali dall’altro, è il modo migliore per contribuire a cancellare la storia, l’esperienza, la cultura e la tradizione del cattolicesimo popolare e sociale nella storia democratica del nostro paese. Almeno su questo versante non c’è molto da obiettare. E la nostra ambizione, di conseguenza, non può non essere quella di ricercare la strada per battere questa scorciatoia politicamente insignificante e culturalmente anche un po umiliante.