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mercoledì, Febbraio 12, 2025
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Non strattoniamo più il Centro, è il tempo della responsabilità.

Al di là di accuse e vendette personali, adesso siamo arrivati a un bivio: o si rilancia o si compromette un disegno politico che pure, nell’Italia disgustata dal populismo, è chiaramente invocato.

Del Centro se ne parla ormai tutti i giorni. Quasi tutti i sondaggisti sostengono che lo spazio politico, e soprattutto elettorale, esiste. Uno spazio che va tranquillamente oltre la doppia cifra perché settori crescenti della pubblica opinione mal sopportano un bipolarismo sempre più maldestro e bislacco. E perchè cresce la volontà di riavere un Centro che sappia dispiegare nella concreta dialettica politica italiana un metodo, una politica e una prassi che da ultimo sono stati spazzati via con l’irrompere del populismo anti politico, demagogico e qualunquista dei 5 Stelle.

Ora, però, c’è un problema. Anzi, un nodo razionalmente e politicamente inspiegabile, eppure esiste. Ovvero, le forze che si collocano – o che si autocollocano – al Centro dello schieramento politico italiano ritengono che sia più conveniente presentarsi con più liste all’appuntamento delle

prossime elezioni europee. Anche quando poi si riconoscono nel medesimo gruppo politico europeo.

Ecco perchè, al di là delle giustificazioni, delle accuse e delle vendette personali, adesso siamo arrivati ad un bivio. E cioè, o si ritiene – serialmente e realisticamente – che il Centro, e ‘la politica di centro’ possono fare nuovamente capolino nella cittadella politica italiana con un progetto visibile e con un partito altrettanto credibile oppure, e al contrario, si compromette un disegno politico attraverso beghe interne e polemiche di bassa lega del tutto incomprensibili a quei settori della pubblica opinione che ritengono opportuno e necessario il ritorno di un progetto che storicamente ha caratterizzato le migliori stagioni della vita pubblica italiana.

Perché, ormai, è perfettamente inutile continuare a strattonare il Centro. Questo spazio politico è semplicemente credibile e serio solo se si presenta unito, coeso, compatto e unitario. Certamente si tratta di un luogo politico e culturale plurale ma, al contempo, uno spazio che è quantomai necessario ed indispensabile per il recupero di qualità della nostra democrazia e, soprattutto, per rispondere con una appropriata iniziativa politica dopo il ritorno della destra di governo, della destra sovranista, della sinistra radicale e massimalista e del populismo anti politico e qualunquista.

Sarebbe quantomai curioso, nonchè singolare, assistere passivamente alla ennesima liquidazione del Centro – oggi richiesto, dicono i sondaggisti, da oltre il 20% dell’elettorato italiano – perchè sacrificato sull’altare delle ambizioni dei singoli, dall’egocentrismo di alcuni leader di partito e dalla voglia di delegittimare politicamente e moralmente il proprio compagno di viaggio.

Forse sarebbe opportuno almeno conoscere – mutuare è quasi impossibile con l’attuale classe dirigente – il comportamento concreto che veniva intrapreso dai leader delle correnti della Democrazia Cristiana nel passato. Correnti di diverso orientamento con leader e statisti profondamente diversi tra di loro ma accomunati quando si trattava di perseguire un disegno politico e un progetto di governo. E l’area cattolico popolare e cattolico sociale, al riguardo, non si stanca di ripetere che senza un soprassalto di orgoglio e, soprattutto, un rinnovato senso di responsabilità, si corre il serio rischio di compromettere irreversibilmente un nobile ed utile, nonchè necessario, progetto politico.