La Storia è drogata di passioni irrefrenabili che chiedono in continuazione nuove dosi di rischio per non cadere in depressione. Si abbevera di sconvolgimenti, gli stessi che alimentano un rapporto di amore che altrimenti si corrompe in una piatta quotidianità.
La guerra come necessità antropologica
Storia e Guerra si nutrono di azzardi continui, di esiti imprevedibili, di giochi che finalmente possano sfuggire di mano e fare macerie della logica dell’ordine di una noiosa convivenza. Il motore del mondo si accende soltanto a certe condizioni, altrimenti a star fermo si ingolfa e irrancidisce l’olio che ne fa muovere gli ingranaggi. Richiede ossessivamente una novità che superi appena quella precedente, non conosce sosta e detesta il limite che sembra, per scellerata legge divina, non debba mai superarsi.
La guerra è oggi l’esclusiva direzione di ricerca dell’uomo, il suo cimento per scoprire il colmo delle sue possibilità e delle sue ambizioni.
Morire per vivere: la gioia del limite superato
Questo è anche il tempo della chiarezza, nel quale è possibile riconoscersi per come si è. La filosofia e le altre arti del pensiero possono smettere di lavorare. Si è giunti una volta per tutte alla conclusione tanto indagata: la società degli uomini gode della guerra, e il resto gli è sostanzialmente estraneo.
La precarietà dell’esistenza sembra essere la sola cosa che spaventi gli uomini d’oggi; così la guerra, e con essa la morte, sono la soluzione a un’attesa che tormenta. Sono gli strumenti di un ritrovato potere, dove non si subisce la fine ma la si agisce a piacimento.
Gli uomini non si azzannano perché ci si calpesta i piedi in uno spazio troppo stretto per tutti, o solo perché afflitti dalla noia dei giorni. Guerra e morte traducono il coraggio di andare a vedere il punto del dopo, cosa c’è oltre l’ingombro della vita, la navigazione intrepida lì dove il mare si secca, l’esplorazione che svela l’ignoto.
È bene, per una volta, essere onesti e cambiare la narrativa buonista che non regge più alla prova dei fatti. L’uomo è per la morte e non per altro. Guerra e morte sono la gioia di una leccornia tutta da gustare.