Padre Spadaro lascia dopo 12 anni la direzione di Civiltà Cattolica

Nominato nuovo direttore della storica rivista dei gesuiti italiani il portoghese p. Nuno da Silva Gonçalves S.I., giàrettore dell’Università gregoriana. Di seguito un ampio stralcio del saluto di p. Antonio Spadaro.

[] La Civiltà Cattolica non è un oggetto, cioè non coincide con il suo supporto cartaceo o digitale [] è, infatti, una «visione» del mondo, della cultura, della politica, delle tensioni di questa realtà. È dunque una interpretazione, un modo di vedere le cose, che si esprime nella carta stampata e nel web, ma anche in tutta la comunicazione e nelle relazioni che è in grado di generare in termini di dibattiti social, riflessioni giornalistiche, saggi accademici, reazioni emotive, siano esse polemiche o di sostegno. Essa è generata da una comunità di gesuiti e, dunque, da unesperienza spirituale condivisa.

[] La Civiltà Cattolica è una rivista viva, così come quando è nata nel 1850. Essa la più antica di cultura italiana tuttora attiva – è «più giovane a misura del suo invecchiare», come disse san Giovanni XXIII al direttore dellepoca, p. Roberto Tucci, il 9 febbraio 1963.

Ho iniziato a scrivere sulla rivista nel 1993 30 anni fa con san Giovanni Paolo II; sono stato nominato direttore con Benedetto XVI nel 2011; ho vissuto la mia direzione con Francesco. La Civiltà Cattolica ha attraversato questo tempo come sempre è stato: con fedeltà alla Santa Sede, al Papa, e al mondo di oggi nelle sue istanze più intense e significative. La Chiesa? Oggi «ha bisogno di protestare, chiamare e gridare»[3], ha detto Francesco. La rivista ha protestato, chiamato, gridato. Lo ha fatto con diplomazia, ma anche con parresia. Come sia stato possibile mettere insieme queste due cose è un mistero che solo i lettori possono giudicare nei suoi esiti.

La nostra è una rivista giornalistica e non accademica. È di «opinione», e dunque opinabile. La cosa peggiore che possa capitare a una testata di questo genere è quella di non generare discussione, di lasciare indifferenti. Oggi mi sento grato a tutti voi: sia a coloro che sono stati daccordo col pensiero espresso nelle nostre pagine sia a coloro che lo hanno criticato in maniera seria e intelligente, allargando così il cerchio concentrico della riflessione sui nostri argomenti.

Certamente ho cercato di essere fedele a quel che avevo promesso ai lettori nel mio primo editoriale del 1° ottobre 2011: «Per quanto sarà possibile, non vorremmo semplicemente commentare riflessioni già formulate, ma anche tentare di anticipare le tendenze e prevederne limpatto, mirando a tener desta lattenzione dei lettori»[4]. E abbiamo cercato, come ci è stato possibile, non tanto di prevedere il futuro partendo dalloggi, ma di vedere loggi partendo dal futuro possibile con un pensiero aperto, con inquietudine e con immaginazione, così come ci ha chiesto Francesco.

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[Tratto dal sito web de La Civiltà Cattolica]