Le notizie di guerra in Palestina e della caduta di Assad in Siria devono aver suscitato invidia ai padroni dell’Iran che non disdegnano invece di stare loro in prima pagina. Sono i dispensatori di comandamenti che impongono ferma disciplina e così hanno pensato bene di arrestare la cantante Parastoo Ahmadi.
La ragazza è decisamente una temeraria. Non è andata per strada a urlare parole di libertà insieme ad altri oppositori del regime, non è stata protagonista di schiamazzi o di resistenze ai guardiani della rivoluzione.
Su un palco, senza pubblico, il vuoto a riempire la scena, insieme a musicisti di sesso maschile, ha dato una vita ad una performance, lei vestita di nero con braccia, spalle e volto scoperto.
Le braccia, così proposte, possono muoversi a capriccio ovunque mirino, difficile imbrigliarle. Le spalle sono segno di bellezza e di forza. Richiamano curiosamente, quanto a radice etimologica, ad una spatola che può mischiare gli elementi e creare disordine e confusione nell’ordine costituito, che teme forse anche l’agire improvviso di una spada.
Il volto in piena evidenza fa volteggiare nei controllori del sistema il sospetto che tiri aria spavalda di contestazione e sovversione.
Qualcosa di inaudito per i pasdaran che vigilano sul rispetto delle regole che impongono il velo ed altre restrizioni alle donne di quel paese.
Parastoo nel look, nel carattere e nei tratti ha forti similitudini con Silvia Perez Cruz, la singer spagnola che si presenta spesso con un abito che concede spazio ad accenni di scollature ed a spicchi di spalle e porta similmente capelli lunghi e mossi ad ornarle.
Insieme, le due artiste hanno nel timbro della voce il carattere pieno della loro cultura e della loro terra, un reclamo permanente di libertà per la Cruz di origine catalana e per Parastoo a cui è tutto concesso dentro a precetti che nulla ammettono.
Strano nome quello della cantante persiana. Significa “rondine” ed il fatto porta evidente inquietudine nelle autorità costituite.
Rondine fa rima con disordine e questo non è ammissibile. La rondine richiama il respiro della primavera, una parola ed una stagione pericolosa che odora di rivoluzione, di cambiamenti e di aria nuova.
Che sia maschio o femmina, la rondine porta sempre lo stesso nome e questa promiscuità genera inaccettabili apprensioni, che mettono in allarme il potere in allerta permanente per possibili sommosse del popolo.
La rondine è poi un animale migratorio, abituato a muoversi negli spazi come suggerisce la natura e non comprende ostacoli e confini che possano frapporvisi. Segue una sua rotta di salvezza, che prescinde da trattative con chi volesse arginarla.
Infine la rondine ha una coda con due punte, una sorta di lingua biforcuta che, alla sola vista, allarma non poco gli uomini del potere al governo di quel paese.
Cantare può anche richiamare un grido, un lamento, un pericoloso accenno di protesta che deve essere immediatamente arginato. Le note devo stare tutte nel pentagramma del regime e non sono ammesse improvvisazioni fuori dai canoni stabiliti.
A Parastoo metteranno il suo canto in un cantuccio, in un angolo dove sarà impossibile propagarsi l’eco delle sue ugole. Portata in carcere, con maniere spicce la faranno cantare perché ammetta i suoi propositi di insurrezione.
Possibile che la torturino per farla sgolare nel ribrezzo che avvertirà e farle passare la voglia di melodie e quant’altro ancora. Le sarà tolto, il suo vestito nero da esibizione che non consente di scrutarne le vere intenzioni. Sarà messa a nudo e la sua voce per gli aguzzini non avrà più segreti.
CI sono note che nessuno può intercettare e rondini che scappano comunque dalle maglie dei loro predatori. C’è un conto alla rovescia che inizia per tutti, la primavera prima o poi verrà.
Parastoo par che significhi anche angelo. Uno spirito celeste aleggia anche dalle parti dell’Iran e prima o poi lascerà il suo segno d’amore. Al mondo non ci sono creature più libere che gli uccelli e, tra questi, la grazia è delle rondini.