Inedito – Pasqua con Martini: la storia necessita di un “correttivo di misericordia”.

Pubblichiamo la trascrizione integrale dell’omelia tenuta dal Card. Martini nella solennità di Cristo Re, il 23 novembre 2002, in visita nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo Martire a Cavour (TO).

È già  ormai da quasi un secolo che si celebra questa festa di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo. Questo tema è quanto mai attuale, anche se sembrerebbe il contrario, perché i re oggi sono quasi scomparsi dalla faccia della terra. E tuttavia c’è sempre sulla terra chi governa, chi comanda, chi ha il potere. E spesso chi ha il potere non è colui che è il titolare ufficiale del potere, del governo, anche se lo è certamente in parte. Ma in una realtà  ormai globalizzata, mondializzata vi sono più grandi poteri che reggono il mondo. Ne menziono almeno tre, tra i tanti possibili.

Anzitutto il potere economico che regge gran parte dell’universo, in particolare, nel mondo occidentale il libero mercato, la competizione globale con tutte le sue conseguenze, positive e negative. Nessun governo può sottrarsi a questo potere che è quello che, in realtà, modella il nostro stile di vita.

Ma ci sono anche altri poteri che governano il mondo, in particolare alcune nazioni. Ci sono luoghi, situazioni del mondo in cui il primato è la sicurezza dello stato, una ragione di stato che non guarda in faccia a nessuno. Altri luoghi di questo mondo il cui il potere è detenuto da una cultura rispetto ad altre, da una razza rispetto ad altre.

È’ dunque valida la mappa dei poteri, la mappa delle sovranità. Queste sovranità pervadono e qualificano spesso in maniera negativa la vita della gente. Ed è proprio in questo sfondo che la Chiesa ci fa celebrare la festa di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo. Re dell’Universo non perché la Sua sovranità  sia concorrente con questi poteri, ma perché è alternativa, è altra, è di altro genere.

E così ce la descrivono le tre letture che abbiamo ascoltato in questa Eucaristia. La prima lettura dal libro del profeta Ezechiele descrive la regalità  di Dio sul mondo come quella di un pastore che non pasce se stesso ma che prende cura del suo gregge. Così Dio si prende cura di noi, non cerca il proprio tornaconto, il proprio vantaggio, ma se ci chiede qualcosa è per il nostro bene e tutto opera perché noi siamo felici, perché arriviamo alla pienezza della nostra realizzazione profonda. Questa è la regalità di Dio e di Cristo. E ancora, l’altra caratteristica di questa regalità  è espressa nella terza lettura, dal Vangelo secondo San Matteo. Gesù è un re che si identifica con i più deboli, con i più poveri, con i più sofferenti, con i più abbandonati. Gesù si identifica con le vittime del terrorismo ma anche con le vittime della prepotenza, si identifica con tutti coloro che sono in qualche maniera privi del necessario, bisognosi di aiuto, di accoglienza, di sostegno. E di qui nasce tutta la vita caritativa della Chiesa, di qui nasce l’imperativo che ci invita a vedere il volto di Cristo nel volto di chi ci sta accanto. Ecco la regalità  di Gesù: Gesù Re si nasconde dietro il volto delle persone deboli, malate, sofferenti, oppresse, incarcerate, sole, disperate. E chiede il nostro aiuto, la nostra attenzione.

E allora c’è una terza caratteristica della regalità  di Gesù che ci viene espressa dalla seconda lettura, dalla Lettera di San Paolo ai Corinzi. Gesù è quel re che vince la morte, che supera il tempo, che non ci lascia guardare soltanto agli orizzonti di questa vita, dopo i quali non ci sarebbe altro che la tomba, ma ci fa vedere anche nella tomba il segno di una vita che continua, di una vita che raggiunge la sua pienezza, nel mistero dell’amore del Padre. Dio è, dunque, il pastore che si prende cura di noi, che ci chiede di lasciarci amare. Dio è il re che si identifica con i più deboli e ci chiede di riconoscerLo nel volto dei fratelli. Questo Re e Signore che vince la morte e supera il tempo e ci permette di sperare.

Celebriamo, dunque, in questa Eucaristia, la regalità  di Gesù, che è quella che non si contrappone necessariamente per far concorrenza agli altri poteri umani, ma introduce nella storia quel correttivo misericordioso che permette alla storia di non andare verso la rovina totale, ma aiuta gli uomini e le donne, e soprattutto i responsabili delle nazioni, a prendersi a cuore il futuro dell’umanità . Anche per questo dobbiamo pregare, perché il Signore doni ai responsabili delle nazioni, soprattutto ai responsabili della pace, pensieri e gesti di pace. Ma il Signore è soprattutto colui che vince la morte e supera il tempo. E a Lui ci affidiamo e affidiamo i nostri cari per il tempo e per l’eternità