In questo tempo di grande incertezza e di grande disorientamento, caratterizzato da vicende e approcci inediti, fare riferimento alle posizioni assunte da illustri persone del passato non è sempre convincente, troppe essendo le diversità di contesto.
In qualche caso, tuttavia, un tale riferimento può servire, purché vi sia la consapevolezza di dovere comunque sempre tenere conto della diversità di tempi e di luoghi.
Per questa ragione, vi propongo per questa Pasqua di Resurrezione alcune riflessioni di Emmanuel Mounier, situate nei mesi immediatamente successivi agli Accordi di Monaco del settembre 1938, con cui Francia e Inghilterra sperarono di arginare le mire imperialistiche di Hitler, umiliando la Cecoslovacchia e consegnando al nazismo la regione dei Sudeti.
Proprio all’indomani degli Accordi, Mounier percepisce il “tradimento” rispetto agli ideali di libertà e democrazia, ma evita di tirarne tutte le conseguenze: pur sottolineando che, si des hommes résolus à ne pas tuer, à imposer un ordre d’ou l’homicide direct et indirect soit éliminé peuvent être une force inestimable de résistance, des hommes résolus à ne pas se battre ne font que surexciter les guerriers, egli confida ancora che si possano creare le condizioni per un disarmo. Già un mese dopo, egli abbandona tuttavia la via del pacifismo globale, fa appello al risanamento politico e spirituale e, contro la convergenza che intravede tra l’imperialismo nazista e quello sovietico, propone profeticamente di costruire la realtà federale dell’Europa, capace di mobilitare i valori spirituali autentici, risvegliando il suo cristianesimo: insomma, un’Europa contro le egemonie (la vicenda è stata bene sintetizzata da J. M. Domenach, Emmanuel Mounier, 1972, trad. it. 1996, Bari, Ecumenica, pp. 131 ss.).
E l’anno successivo, in un volumetto dal titolo Pacifistes ou Bellicistes, edito dalle Éditions du Cerf, immagina che la Chiesa si rivolga a un uomo di Stato dell’epoca in questi termini: “Vous voici placé dans une situation fatale où il semble que vous n’ayez plus à choisir qu’entre la guerre et le déshonneur spirituel. Vous ne devez choisir ni l’un ni l’autre. Vous n’avez pas le droit d’écarter la guerre à tout prix (…) Je ne vous dit pas: acceptez-la. Je vous dis: déployez des trésors d’énergie et d’ingéniosité politique pour retourner la situation comme des grands caractères peuvent toujours le faire, afin de sauver à toute force et la paix et l’honneur”. Per Mounier, in un mondo in cui alcuni vogliono la guerra, o almeno non escludono il ricorso ad essa, rifiutare ogni azione che possa correrne il rischio, significa in realtà rifiutare qualunque forma di resistenza, “car le risque est partout, sauf dans l’avilissement ou dans le suicide délibéré. Ce risque est à courir en même temps qu’un effort d’autant plus héroïque doit être déployé pour le conjurer. Dieu décidéra de l’issue” (ora in E. Mounier, Œuvres, t. 1, Paris, Seuil, 1961, p. 836).
Ecco, in questo giorno di Pasqua 2025, e nella consapevolezza che i temi attuali del disarmo, del riarmo e del transarmo si pongono in termini evidentemente molto differenti rispetto al 1938-1939, queste riflessioni di Mounier mi sono parse degne di considerazione e pertanto le affido alla meditazione di ciascuno e di ciascuna di noi, non senza sottolineare due aspetti: la necessità di avere statisti che siano grands caractères, e la fiducia in un Oltre che, alla fine, décidéra de l’issue.
Renato Balduzzi, professore di diritto costituzionale (Università Cattolica)