Pastorella e Carfagna, due linee opposte azzoppano la leadership di Calenda.  

La vice presidente di Azione cerca l’esclusivo abbraccio dei liberali, l’ex ministra pone l’accento sulla necessità di unire uno schieramento vasto, capace in prospettiva di guadagnare il consenso della maggioranza degli italiani.

 

 

Giulia Pastorella, vice presidente di Azione, aveva proposto sul Foglio online del 27 giugno di restringere la lista di centro, per la quale si lavora nel cosiddetto Terzo Polo in vista delle elezioni europee, alle sole forze di matrice liberale. Al riguardo, suggeriva ai potenziali interlocutori di guardare alla Danimarca, giacché nel Paese della Sirenetta tre partiti liberali si dividono una quota di circa il 30 per cento dell’elettorato e tengono in piedi al tempo stesso una proficua e stabile collaborazione politica. In questo scenario non ci sarebbe spazio per i popolari o i cattolici in genere, essendo ancorati a “ideologie” – così dice Pastorella – incomponibili evidentemente con l’autentico spirito del liberalismo. In pratica, una voce autorevole di Azione pone il veto sul coinvolgimento di un’area che mostra comunque una tangibile volontà di riscossa.

 

A correggere il tiro, però, ha provveduto ieri un’altra autorevole voce del partito di Calenda.  “L’obiettivo è quello di costruire un’area politica che non abbia l’ossessione per il consenso e che parli esclusivamente al proprio elettorato, cioè se sei di destra devi dire cose di destra e se sei di sinistra devi dire cose di sinistra, ma un’area politica che abbia il coraggio di dire e fare le cose che producono sviluppo e benessere per il paese”. A dirlo è stata Mara Carfagna parlando a margine dell’iniziativa “Sole e maletiempo. La Campania cuore e volano di sviluppo, organizzata da Campania in Azione, in corso a Napoli a Città della Scienza.

 

Per l’ex ministra, l’obiettivo è anche quello di “costruire un’area politica che la smetta di fare perdere tempo al paese con le battaglie identitarie e che abbia la capacità di concentrarsi sui nodi strutturali di questo paese come la sanità, l’istruzione, il lavoro povero, precario e sottopagato. La capacità di sostenere il mondo economico e produttivo attraverso gli incentivi di industria 4.0. Il dovere di portare avanti la lotta contro i divari territoriali, generazionali e di genere”. E così ha concluso: “Cose concrete. Questa è la politica che noi vogliamo portare avanti che è cosa ben diversa di chi ama invece la retorica, il folklore e i comizi fino a sé stessi”.

 

Insomma, tra Pastorella e Carfagna non sembra correre il fluido della comune aspettativa politica: l’una cerca l’esclusivo abbraccio dei liberali, l’altra pone l’accento sulla necessità di unire uno schieramento vasto, capace in prospettiva di guadagnare il consenso della maggioranza degli italiani. Spetta a Calenda fare chiarezza, il suo atteggiamento non può essere scisso in opzioni così divergenti. Più che l’azione corrosiva di Renzi, causa ed effetto del divorzio nel Terzo Polo, è proprio la confusione di linea a destrutturare la politica di Azione. E non è un gioco di parole.