A volte si ha l’impressione di assistere ad una lettura puramente virtuale delle vicende della  politica italiana. Mi riferisco, nello specifico, al dialogo tra i vertici del Pd e quello dei 5 stelle –  anche se non si sa ancora bene qual’è il vertice dei pentastellati – in questi ultimi giorni. Ne  citiamo alcuni per evidenziare queste plateali e quasi surreali contraddizioni. Al punto che si ha  l’impressione che si assista, appunto, ad una lettura puramente virtuale della situazione politica  contemporanea. 

Dunque, l’ex premier Conte e quasi capo dei 5 stelle annuncia in una lunga intervista al Fatto  Quotidiano che a Torino è ancora possibile trovare una convergenza tra il Pd e i 5 stelle con una  “candidatura autorevole della società civile”. Conte dice queste cose nei giorni in cui i candidati  del Pd sono, comprensibilmente, impegnatissimi a raccogliere le firme per le primarie di giugno  del centro sinistra. 5 stelle esclusi, come ovvio. Ma, soprattutto, Conte fa questo ragionamento  quando la Sindacan di Torino Appendino dice in una intervista che l’unica cosa certa a Torino, “al  100%”, è che i 5 stelle non voteranno mai un candidato Pd al ballottaggio. E uno. 

Poi si passa ad una bella intervista al responsabile enti locali del Pd Boccia all’Huffingtonpost. Alle  domande specifiche, intelligenti e precise dell’intervistatore sullo stato di salute dell’alleanza tra  Pd e 5 stelle, il politico pugliese risponde che l’alleanza è fortissima, salda e l’unica capace di  fronteggiare il pericolo della destra, dei “fili spinati”, del sovranismo e il solito caravanserraglio che  ormai tutti conosciamo a memoria. Ovviamente lo dice nel giorno in cui in tutte le principali città  italiane che andranno al voto, a cominciare soprattutto da Roma e Torino, la spaccatura politica  tra il Pd e i 5 stelle è frontale e plateale per non dire paradossale. E due. 

E quindi, in ultimo, le dichiarazioni dei principali esponenti nazionali dei due partiti che  sottolineano che l’alleanza è salda, forte, convinta e pronta ad entrare in campo in vista delle  prossime elezioni politiche generali contro “l’onda nera”, i “i fili spinati”, la destra sovversiva ed  autoritaria e bla bla bla…. Il tutto alla vigilia di una campagna elettorale dove, è facile prevederlo,  ci sarà una lotta del tutti contro tutti. Anche perchè, per fare un solo esempio, Letta e Zingaretti  sparano ad alzo zero contro la gestione amministrativa di Raggi a Roma e di Appendino a Torino.  È persin troppo facile dedurre, quindi, cosa diranno nelle due rispettive città i militanti dei rispettivi  partiti… E tre. 

Ora, senza infierire, nasce spontanea una domanda persin banale. Ma questa alleanza “storica,  strutturale e organica” dei due partiti contro il male assoluto che serpeggia nel mondo e in Italia,  su quali basi politiche, culturali, programmatiche ed anche etiche nasce? Se nelle grandi città  italiane e, di conseguenza, in quasi tutti i comuni che andranno al voto ad ottobre l’atmosfera è  questa, chi sono quei cittadini e quegli elettori che ad una certa data fingeranno poi di  dimenticare il passato per rinverdire una “alleanza storica”? Se queste sono le basi politiche, e  sono queste almeno a leggere ciò che dicono i vertici dei due partiti, c’è da rabbrividire al solo  pensiero che questa corazzata sarà in campo per contrastare la destra. O no?